Con l’arrivo degli abiti confezionati, non c’era più lavoro in Calabria per il sarto Emilio Calopresti. Fu quindi costretto a emigrare a Torino nel 1961 per convertirsi in un operaio della FIAT.

“Quando oggi sento parlare di crisi, ripenso ai miei genitori che lasciarono la loro terra senza nessuna paura”, commenta il regista Mimmo Calopresti. A colloquio con la giornalista di La Stampa Fulvia Caprara, presenta il libro autobiografico “Io e l’avvocato. Storia dei nostri padri”, edito da Mondadori, con cui esordisce alla scrittura.

L’avvocato citato nel titolo è ovviamente Gianni Agnelli. La storia umile di Mimmo scorre parallela, infatti, a quella di Edoardo, primogenito della stirpe che controllava Torino. “L’Avvocato si faceva sempre vedere in città, per dimostrare il proprio legame con gli abitanti. E amava molto il cinema”, ricorda il regista. Mimmo prende parte ai movimenti studenteschi, è orgoglioso di poter dire di avere il padre operaio. Edoardo Agnelli cerca di sfuggire ai dettami della famiglia viaggiando prima in India, poi in Iran, affidandosi alle droghe. “Mio padre mi ha sempre dato fiducia e mi ha sempre ripetuto che tutto dipendeva da me. Edoardo, invece, non si è mai sentito appoggiato dal padre”, analizza Calopresti. Le loro vite si sfiorano nel momento in cui Don Ciotti chiede a Mimmo di aiutare Edoardo, morto in circostanze misteriose il 15 novembre del 2000.

Calopresti torna a esplorare ancora una volta il mondo della FIAT dopo i documentari “Alla FIAT era così” (1990), “Tutto era FIAT” (1999) ed il film “Preferisco il rumore del mare” (2000). Ne restituisce un ritratto più intimo, che non esclude possa un giorno portare sugli schermi.