Al centro della chiacchierata, svoltasi ieri sera nella cornice di piazzetta San Domenico, tra Sandro Ruotolo, giornalista di Servizio Pubblico, e Raffaele Cantone, magistrato in cassazione italiano, è stata Operazione Penelope, terza opera del magistrato dopo Solo per giustizia e I Gattopardi scritto in collaborazione con il giornalista de “L’Espresso” Gianluca Di Feo.
Una silloge di articoli pubblicati su “Il Mattino” di Napoli, incentrati sull’eterogeneo fenomeno camorrista: “A Napoli si dovrebbe parlare di camorre al plurale. La camorra è un termine che racchiude un fenomeno connotato geograficamente ma che al suo interno si diversifica. La camorra cittadina, concentrata sul controllo massiccio delle attività illegali, è cosa altra rispetto a quella di provincia, sempre più simile alla siciliana Cosa Nostra, connotata imprenditorialmente. Un caso a parte rappresenta poi Secondigliano”, spiega l’autore del libro, che dopo aver delineato il terreno sul quale è intessuto il libro, passa a illustrare il significato di un titolo diretto ed efficace.
Dice ancora il magistrato: “La camorra fonda la sua forza sul consenso sociale, soprattutto laddove lo Stato non è presente a tutelare gli interessi del cittadino. L’operazione Penelope consiste in questo: forze di polizia, magistrati ogni giorno tessono la tela della legalità, che la camorra puntualmente sfila, accaparrandosi consenso e creando sottosviluppo. L’idea che le mafie possano essere vinte attuando un metodo repressivo è perdente. Per vincere un fenomeno, che è parte integrante della società, bisogna colpire la zona grigia dei colletti bianchi, quella dell’imprenditoria nazionale e della politica”.
Trovare la forza di arginare il fenomeno mafioso, combattendolo con la buona politica auspicata da Libero Grassi, fornendo risposte ed esempio a un cittadino, che non debba scegliere la via del’eroismo per vivere nella legalità.


