“La libertà di stampa non è un prurito di sedere”. L’ormai sentita e risentita intercettazione telefonica del senatore Tonino Gentile con lo stampatore De Rose tira le fila della conversazione sul giornalismo di frontiera in Calabria, nella prima serata della quarta edizione di Trame.

Sì, per il senatore Gentile, Luciano Regolo insisteva a voler pubblicare la notizia dell’avviso di garanzia al figlio Andrea per un “prurito di sedere”. E questo “prurito di sedere” è la libertà di stampa, la vocazione di ogni giornalista a raccontare i fatti senza guardare in faccia nessuno, senza compromessi con il potere, con il solo scopo di informare i lettori.

E se la vicenda de l’Ora della Calabria è emblematica della condizione della libertà di stampa in Calabria, Luciano Regolo dal palco del Festival Trame torna a quella notte tra il 18 e il 19 febbraio, alle pressioni romane perché non uscisse la “notizia della discordia”: “non è mio compito trarre conclusioni sul piano giudiziario” – afferma Regolo – “ciò che è avvenuto è stato vergognoso sul piano etico e vergognose sono state le accuse nei nostri confronti di complotti e trappole mediatiche”

“La Calabria ha una cattiva stampa e anche noi giornalisti abbiamo le nostre responsabilità” per il direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni che, ricordando i tanti cronisti che ogni giorno mettono a rischio stipendio e vita per fare bene il proprio lavoro, denuncia la mancanza di regole nel mondo del giornalismo “che fa sì che quanti scelgono di non piegarsi e chiedono protezione, rischiano di restare isolati, perché per uno che non si piega al padrone ce ne sono altri pronti a farlo”.

Di Calabria “buco nero dell’informazione” ha  parlato il direttore di TgCom24 Alessandro Banfi per il quale “serve rivedere l’agenda informativa del nostro paese partendo dalle periferie: questa regione ha la benzina per ripartire, serve qualcuno che metta in moto”. Superare quella geografia informativa che, per il giornalista de Il Sole 24 Nino Amadore, “porta gli organi di informazione a  considerare importante solo ciò che avviene sopra il Rubicone mentre ciò che avviene al Sud passa in secondo piano”. E tocca al cronista del GrRai Francesco D’Ayala tirare fuori l’emblema dello scarso peso mediatico della Calabria: i Bronzi di Riace. Sì, quei Bronzi di Riace che si sono rialzati a dicembre 2013. Ma quanti in Italia lo sanno?