Trame in rosa, per uno dei primi incontri della cinque giorni dedicata ai libri sulle mafie. Tre donne: il magistrato, Alessandra Cerreti, sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria; la giornalista Manuela Iatì, impegnata in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta e la scrittrice Francesca Incandela, per parlare del ruolo della donna all’interno delle organizzazioni criminali.

Prendendo il via dal libro di quest’ultima, ‘Donne di mafia, donne contro la mafia’ edito da Libridine, si passa dalla figura stereotipata della donna custode inconsapevole del potere mafioso, alla protagonista che nel bene e nel male può decidere dei destini di una cosca. Ecco dunque delinearsi le storie di sei donne: tra le quali Rita Atria, testimone di giustizia, le cui rivelazioni furono raccolte dal giudice Paolo Borsellino; Calogera Pia Messina, 81 anni, riconosciuta capo della cosca di Gela e Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino Impastato. Figure femminili che hanno dato l’opportunità di poter guardare alla dimensione introspettiva delle donne di mafia, scrutando la psicologia di chi per trovare una nuova identità deve necessariamente perdere se stessa. Un aspetto evidenziato dal magistrato, la quale rifacendosi alla sua esperienza, ha sottolineato la forza che muove le collaboratrici di giustizia, una forza dirompente, l’amore per i propri figli; in questo senso non si può probabilmente definirle pentite, la loro voglia di rinascita è quella di restituire loro un futuro.

Le tre protagoniste della serata concludono con un messaggio di speranza, che diventa monito e incitamento, affidandosi al libro nel dialogo immaginato tra due collaboratrici di giustizia: “per dirlo anche alle altre donne, quelle che tentennano, che annaspano, insicure, alle timorose, alle dubbiose, alle ansiose: ci sono tantissime donne, figlie, madri e mogli e sorelle dentro la mafia; che si decidano finalmente da che parte stare ma che non dicano più “’un sacciu nenti!””.

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