Nel corso della quarta giornata di Trame Festival la Piazzetta San Domenico di Lamezia Terme ha ospitato il dibattito sul libro di John Dickie, Mafia Republic. Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta dal 1946 a oggi, edito da Laterza.
A discutere del volume erano presenti l’autore, la giornalista Raffaella Calandra in qualità di mediatrice e Giuseppe Creazzo, già procuratore della Repubblica a Palmi e ora chiamato a ricoprire il medesimo ruolo a Firenze.
Nelle parole di Dickie il libro costituisce una storia trasversale delle tre principali mafie; una ricerca profonda di similitudini e soprattutto di differenze; una dolorosa presa di coscienza, uno “sguardo da lontano”, che aspira a una visione d’insieme dei fenomeni mafiosi e a dare ragione di un inspiegabile ritardo dello Stato nella lotta alla ‘ndrangheta.
E’ tuttavia la cronaca recente a monopolizzare inizialmente la discussione. Raffaella Calandra ha invitato entrambi gli ospiti a esprimersi sulla visita di Papa Francesco a Cassano allo Ionio e , in particolare, sulla dura condanna pronunciata dal Pontefice nei confronti degli ‘ndranghetisti, bersaglio di una scomunica forte e secca, che richiama alla mente l’analogo attacco “gridato” da Giovanni Paolo II ad Agrigento.
‘il Papa oggi ha tolto qualsiasi alibi a chi persiste nella convivenza con i mafiosi’. Un gesto forte in un’Italia che ancora fatica a compiere una piena presa di coscienza, a raggiungere quel dialogo – sempre mancato – tra professionisti validi, ma isolati. Se la mafia è coesa lo deve essere ancora più l’antimafia.
Per Dickie e Creazzo si tratta evidentemente di un evento importante, capace di rappresentare una vera e propria svolta non solo nell’opera di educazione pastorale dei singoli sacerdoti, ma anche nella società tutta, ormai espressamente esortata al netto rifiuto di qualsiasi forma di connivenza o complicità.
La Calandra ha poi sollecitato Dickie a rispondere su quanto sia difficile diffondere all’estero la conoscenza della ‘ndrangheta. Secondo l’autore, emblematico in questo senso è il caso dell’Australia, affrontato nel volume. Nel continente australiano, infatti, la ‘ndrangheta è profondamente radicata, ma i quotidiani attuano una sorta di “rifiuto del fenomeno” che è prima di tutto “rifiuto della parola” e finisce inevitabilmente per irrobustire il fenomeno stesso.
Giuseppe Creazzo è ovviamente invitato a descrivere la propria attività di Procuratore della Repubblica. Secondo Creazzo è necessario continuare a irrobustire l’apparato processuale, tagliare ogni filo di collegamento tra le mafie e le istituzioni, non abbassare il livello della strategia investigativa, contrastare le infiltrazioni. “Il meccanismo di reazione e resistenza della Calabria intera, però, non si è ancora innescato. Solo in questo modo e se la gente lo vorrà” – conclude il Procuratore – “questa fase di lotta alla ‘ndrangheta potrà diventare un inizio di primavera”.