“Io non sono un attore teatrale, io sono un giornalista e per me l’aspetto più importante è il contenuto di un messaggio. Non abbiamo bisogno di un continuo flusso di notizie; il punto fondamentale è restituire alle parole che trasmettiamo il loro preciso significato: la mafia è mafia”.

 

Così Giacomo Di Girolamo giustifica il senso dell’evento che ieri ha animato la Piazzetta di San Domenico. Un evento di parole, appunto, un racconto coinvolgente sugli aspetti più famigerati della vita familiare e personale del boss latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

Immagini stampate su carte da gioco hanno fornito l’input per ogni singola storia. Immagini talvolta molto comuni, come le Saline tra Trapani e Marsala, emblema di una terra bella ma tremendamente difficile, o una rosa rossa, che diviene lo spunto per raccontare l’assassinio di Nicola Gonzalez, colpevole di aver amato la donna del boss e di aver scacciato dal proprio Hotel “Matteo e i suoi quattro amici mafiosetti”.

Con gli intermezzi musicali curati dall’associazione Animula la serata è così andata avanti tra aneddoti, omicidi occultati ed episodi di vita vissuta, Le immagini di Diabolik e di Donkey Kong descrivono il lato più comune di Messina Denaro: un ragazzo degli anni ’80, appassionato di fumetti e videogiochi; “lui è il mio vicino di casa, a cui do del tu”, come Di Girolamo si preoccupa più volte di sottolineare.

Ed è proprio contro il pericolo rappresentato dall’assuefazione l’appello finale di Di Girolamo: con una celebre citazione da Leonardo Sciascia il giornalista ha rinnovato al pubblico lametino presente l’invito a non abituarsi, a non arrendersi, perché il cambiamento è solo difficile, ma non impossibile.

 

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