“Le mani sulla città” è il tema con cui il festival Trame ha scelto di raccontare la crescita delle mafie nelle grandi città, e a cinquant’anni di distanza dall’uscita del film di Francesco Rosi, Trame Festival ripropone una discussione su questa pellicola sempre più attuale.

A parlarne il regista Mimmo Calopresti e la giornalista Fulvia Caprara, che partendo dall’opera di Rosi e da alcuni suoi interventi aprono anche ad una riflessione più generale sul linguaggio cinematografico, arrivando a chiedersi perché oggi manchi il coraggio, fatta eccezioni per rari casi che però non hanno la potenza del film di Rosi, di raccontare realtà scomode, come potrebbe essere la situazione dell’Ilva di Taranto in tutte le sue tragiche sfaccettature.

È però anche vero, come emerge dalla chiacchierata, che la difficoltà di raccontare certe storie e di usare un certo linguaggio è dato anche da spettatori diseducati dalle nuove tecnologie allo sforzo comprensivo insito in certe forme narrative, dove il senso della storia può essere fraintesa e sovraccaricata di falsi valori.

Riscoprire una certa moralità nel produrre film è la strada che Calopresti indica, nelle battute conclusive, “in fondo questo è proprio un bel mestiere per raccontare il mistero e la magia della realtà”.

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