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Antonella Agnoli, la voce delle biblioteche

Una "casa" per pensare

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di Giovanna Vescio

 

Tra “Crocevia di Mafie migrazioni e sogni”, Antonella Agnoli, ospite il 21 giugno a Trame Festival, colloca il suo dialogo nei sogni presentando quello in cui crede di più. La consulente bibliotecaria vede e invita a vedere le biblioteche come luoghi di incontro, in cui condividere una propria competenza, trascorrere del tempo con l’altro. “Non è un libro sulle biblioteche. Il termine biblioteca si porta dietro pregiudizi”. Pochissimi sono gli italiani che frequentano biblioteche se non per studio o lettura. I maggiori frequentatori sono gli universitari, da lì in poi l’età generale degli avventori aumenta inversamente alle loro visite bibliotecarie. Antonella Agnoli riporta un episodio narrato nel suo libro: racconta di un giovane ragazzo che, riconoscendo di non apprezzare la lettura, ad un invito ad entrare in biblioteca risponde chiedendosi perché dovrebbe farlo. Ancora, l’autrice racconta la sua recente esperienza nella biblioteca comunale lametina: “Vuoto pneumatico!”. Per la sopravvivenza delle biblioteche tutto ciò risulta necessariamente da cambiare. Occorre che la biblioteca diventi “casa” e, in quanto tale, che ospiti le inclinazioni di chi accoglie. In Svizzera nasce “La Filanda”, biblioteca che non porta nel nome alcun riferimento alla lettura.  È infatti un luogo nel quale si promuove l’incontro tra le persone con un’ampia offerta di servizi e attività per trascorrere in modo piacevole il tempo libero. La Filanda abbraccia perfettamente la concezione di biblioteca della scrittrice. Su questo modello, come racconta ne “La casa di tutti”, fonda a Lecce, dal nulla, una “biblioteca” comunale e si propone di diffondere questa visione in altre città italiane. Come a Lamezia Terme, dove si ripromette di aiutare giovani sognatori a realizzare qualcosa di concreto e invita a farlo non partendo dal come, ossia dai fondi disponibili, ma dai loro sogni. “Ogni casa deve rispondere alle necessità della comunità che la abita”, sostiene, “la biblioteca deve poter riunire i cittadini alimentando i loro interessi e incoraggiandoli di fronte alla sfiducia nelle istituzioni”.

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