Un altro scrittore sulla scena di Trame: si tratta di Emanuele Trevi, che nella seconda giornata del festival lametino dialoga con il giornalista Luigi Saitta del suo libro, Il popolo di legno, edito da Einaudi nel 2015. Oltre a discutere della sua opera, Trevi parla anche di sé, come scrittore, critico letterario ed editor, che proprio nella scrittura creativa trova la sua vera libertà, perché «il libro costruisce un mondo come lo vuoi tu», e perché, spesso, quando si scrive per testate giornalistiche si è costretti all’autocensura.
L’incontro, denominato Pinocchio il calabrese, è l’occasione non solo per una narrazione del romanzo, ma anche per sviscerare il profilo dello scrittore, di origine calabrese, che ha voluto proprio con questo libro omaggiare la sua terra natia, ancora molto viva nei suoi ricordi.

La storia è infatti ambientata in Calabria e tutte calabresi sono le sue colonne portanti: il Topo e il Delinquente, il primo un ex prete, il secondo nipote di una potente famiglia calabrese che ha da poco acquisito la proprietà di una radio locale. Due personalità che si incontrano e si scontrano, si integrano l’una nell’altra, due vite che si incrociano nuovamente quando il Topo chiede all’amico di infanzia, ora direttore artistico di Tele Radio Sirena, di realizzare e condurre un programma radiofonico, Le avventure di Pinocchio il calabrese. Gli strampalati monologhi, di cui è fatto il programma, trovano un immediato e inaspettato successo di folla, di quel popolo di legno a cui quella serie di prediche sono direttamente rivolte.

Emanuele Trevi, Luigi Saitta

Emanuele Trevi, Luigi Saitta

Le sue radici si ritrovano anche nelle figure femminili, i cui tratti rimandando a quelli della madre, incarnazione di bellezza e stranezza della tradizionale donna calabrese, come anche in quegli aspetti di pazzia, che tanto gli ricordano i suoi antenati. È un romanzo anarchico e ribelle, perché è così che è il suo protagonista: il Topo cerca il riscatto, una rivalsa che non si basa però sulle regole degli altri, si batte contro la generalizzazione, dà una lettura al contrario della vita proprio come fa il suo autore, fermamente convito che la letteratura sia un luogo dove parla l’individuo.
E a proposito di letture al contrario: «Le informazioni» riflette il Topo «sono una merce venduta a gente predisposta, per vanità e debolezza, a farsi delle opinioni.

. E il bello è che, con le loro opinioni, queste persone malate si illudono di essere superiori alle bestie, o alla gente come Rosa, che probabilmente non è mai stata sfiorata in vita sua dall’ombra di un pensiero». Lui, il Topo, fin da bambino ha estirpato da sé ogni opinione, come si estraggono dalla pianta del piede, una a una, le punte delle spine di un riccio.

L’opinione, secondo Trevi, gonfia l’ego e diventa una vita sostitutiva, una falsa e fallace modalità di partecipare alle cose. Ma più che un’esistenza determinata dal mero scambiarsi delle opinioni, bisognerebbe, piuttosto, ritornare a quella naturale e priva di artificio, fatta cioè di silenzi.

l´incontro