L’esito della trilogia sul commissario Yeruldegger, dal titolo “Yeruldegger. La morte nomade” (Fazi Editore) è stato presentato nel corso della quarta serata di Trame.8, in presenza dell’autore Ian Manook, pseudonimo del giornalista Patrick Manoukian, introdotto dallo scrittore Andrea di Consoli. Un romanzo noir con forti venature thriller che mescolano con abilità l’aspetto sociale e politico della Mongolia, un paese fuori da tutte le traiettorie mondiali.

Protagonista del romanzo è il commissario Yeruldegger, interpellato per la risoluzione di difficili casi d’indagine che arrivano a perseguitarlo. Abile nella risoluzione dei casi, terminerà con l’allontanare la famiglia e gli affetti e perdere il lavoro.

“La trilogia è l’incarnazione della Mongolia, – afferma Ian Manook – una nazione anacronistica, passata dall’essere il più grande popolo conquistatore della storia ad un popolo costretto alla marginalità”. Dietro lo sfondo della narrazione si ritrovano le dinamiche che caratterizzano la società mongola: la deturpazione del territorio, oggetto di numerosi appetiti nel commercio del cashmere e delle “terre rare” e le credenze sciamaniche che contribuiscono ad attribuire un’inedita rugosità ai personaggi del romanzo.

“Utilizzo la violenza solo quando è funzionale alla storia. – dichiara Manook – Io non sono un violento è solamente una tecnica. Nel giallo c’è una condivisione tra lettore e autore, ognuno cerca di sorprendere l’altro. È una tecnica davvero particolare”.