L’impressione è quella di un uomo il cui intento non è mai stato realmente compreso. Criticato, attaccato da ogni parte, bersagliato e messo a nudo, Ignazio Marino non è riuscito a reggere la pressione esercitata nei suoi confronti e il ruolo richiestogli in qualità di sindaco di Roma. Dal primo giorno in cui si insediò in Campidoglio, il 12 giugno del 2013, Marino ha cercato profondamente di cambiare le cose, di realizzare un progetto il cui esito non è stato portato a frutto.

A Lamezia Terme per presentare la sua ultima fatica letteraria, Un marziano a Roma, l’ex sindaco della capitale indaga cause e conseguenze del suo mandato, cercando di spiegare la disastrosa situazione iniziale in cui Roma versava. Il suo fu l’atteggiamento di “un marziano che arriva da fuori e osserva che le cose non vanno per niente bene”, spiega Francesco Grignetti, giornalista de La Stampa. “Marziano”: un soprannome attribuitigli nel 2013 dai suoi avversari della destra, ma che poi ha voluto utilizzare anche per il titolo del libro, in quanto il “cambiamento a Roma è davvero un’impresa da marziani”, riferisce ai nostri microfoni.

“Non è un libro facile né veloce, ma merita molta attenzione”, rivela Grignetti davanti ad una piazza gremita di spettatori. Ignazio Marino espone la “sua” Roma, fatta anche “di corruzione, di malavita, di carenza di senso civico”, ma la cui storia è patrimonio universale, da difendere e da valorizzare. Marino cercò comunque di circondarsi di una rete di esperti in ogni ambito, producendo un programma “il più serio e meditato possibile”. L’ultima pagina di Un marziano a Roma ne costituisce un esempio: riporta infatti una mappa dei 161 insediamenti edilizi annullati durante il primo mese dall’insediamento della sua commissione. “Qualcuno l’ha definito un libro di veleni e di vendette”, ci spiega l’ex sindaco, “ma si sono dovuti ricredere perché il mio è un libro di visione: si descrive una capitale come dovrebbe essere nel 2025”.

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