Oggi a Palazzo Nicotera si è svolto l’ultimo dei tre workshop di questa sesta edizione di Trame, il festival dei libri sulle mafie. Il fumetto in chiave antimafia: questo il tema trattato nell’appuntamento presentato e curato dal fumettista Pierdomenico Sirianni e nato in collaborazione con Associazione Culturale Attivamente.
«Non esiste un fumetto antimafia come non esistono registi o scrittori antimafia, ma semplicemente la mafia è uno degli argomenti delle storie» così ha voluto iniziato il suo intervento Pierdomenico Sirianni che durante il workshop ha analizzato le varie caratteristiche e le tecniche del fumetto.

«Il fumetto è un medium,» ha continuato il disegnatore «è un mezzo per raccontare le storie di cui si è iniziato a parlare negli anni ‘60, e quindi dopo ottanta anni dalla sua nascita effettiva, grazie a un saggio di Umberto Eco».
Nello svolgimento dell’incontro sono state trattate le cinque grandi scuole di fumetto: la scuola italiana, la scuola franco-belga, la scuola americana, la scuola argentina e la scuola manga. Si nota, perciò, che ogni paese ha sviluppato un proprio approccio verso il fumetto.

Pierdomenico Sirianni

Pierdomenico Sirianni

Le cinque scuole si sono sviluppate tra gli anni ‘60 e ‘80 del Novecento; inizialmente con caratteristiche, linee e temi diversi, negli anni ‘80 si sono “ibridate”, cioè si sono influenzate a vicenda arrivando a uno stato in cui non presentano l’una dall’altra differenze sostanziali.
Dall’intervento del fumettista è emerso che l’Argentina è stata la prima a occuparsi di temi sociali nei fumetti ed essi rispecchiano molto l’argomento dell’antimafia.
Infine, Pierdomenico Sirianni ha spiegato le tecniche di realizzazione e i percorsi che devono essere fatti per realizzare un fumetto. Bisogna, come prima cosa, scrivere un soggetto, descrivere per scritto il progetto e i personaggi, fare una scaletta delle sequenze, realizzare la sceneggiatura e solo alla fine si potranno realizzare i disegni veri e propri.