«Nessuno in paese li considerava gente da evitare, e non tanto per timore quanto perché formavano ormai uno degli aspetti della classe dirigente. Corrado Alvaro».
Vincenzo D’Agostino aveva gli occhi azzurrissimi, i capelli ricci sempre arruffati e la voce roca. Fumava dall’età di 12 anni. Era nato in un paesino della provincia di Reggio Calabria e con i genitori ave-va raggiunto l’Australia in cerca di fortuna, nella prima decade del Novecento. Nella terra dei canguri, all’inizio, Vincenzo continuava a parlare in dialetto, poi pian piano aveva imparato l’inglese. La vita era stata dura per lui, come per tutti gli altri ragazzi partiti da una terra lontanissima, all’altro emisfero del globo. Per farsi strada e non morire di fame, per vivere decentemente e non fare lo schiavo, aveva imparato ad usare il cervello e le mani. E dopo le mani il coltello. E dopo la lama, pure la pistola.
Pagina tratta da: Santisti e ‘Ndrine
Autore: Arcangelo Badolati
Editore: Luigi Pellegrini Editore