Giorno 27 febbraio nella Scuola Secondaria di primo grado dell’IC “Borrello-Fiorentino” sono stati ospitati alcuni rappresentanti dell’Associazione antiracket di Lamezia Terme (ALA) che sono anche organizzatori o volontari di “Trame”.

“Trame” è un evento culturale dedicato ai libri sulla mafia; ogni anno per cinque giorni nel mese di giugno tanti volontari organizzano eventi, dibattiti, incontri con esperti, spettacoli nelle piazze per far risvegliare le coscienze contro la mafia. In particolare, la discussione e il confronto si sviluppano a partire dai libri sul tema delle mafie, insieme alle varie testimonianze da parte di chi è spinto in prima persona dalla voglia di denunciare un fenomeno sociale terribile che si chiama mafia.

L’iniziativa di invitare i volontari è stata presa dalla prof.ssa Marinella Gambino dopo varie letture condotte in classe. Prende la parola una delle volontarie per spiegarci il concetto di mafia, come trae profitto da numerose attività illecite concedendo servizi, gestendo profitti (provenienti dal racket) e amministrando il “suo” territorio inserendosi anche nell’economia legale con metodi illegali. Mafia potrebbe essere un sindaco che concede appalti ai suoi amici, un dottore che falsifica il certificato di una malattia per far uscire qualcuno dal carcere, un avvocato che favorisce con una perizia persone a lui legate. Maria Teresa usa una metafora: “Se in una malattia non si riesce a sviluppare l’anticorpo, la malattia prosegue indisturbata”. Se l’omertà e il silenzio coprono la mafia, solo la denuncia e la reazione la sconfiggono. L’anticorpo è la gente che reagisce alla mafia; quando si dirà “no” alla mafia, allora essa sarà sconfitta. Si susseguono altre testimonianze tra c19ui quella di Veronica, da sei anni volontaria di “Trame”, figlia di un imprenditore che ha fatto arrestare chi chiedeva il pizzo. Il papà ha trovato la forza per denunciare l’accaduto anche grazie al sostegno della famiglia.

Un’altra storia: l’antidoto del “no” fermo ai mafiosi nel racconto di Maria Teresa di Cittanova, che ha visto il padre fare da testimone contro i mafiosi avendoli di fronte in tribunale. La famiglia di Maria Teresa è stata vittima del racket in un momento in cui in città esplodeva una faida mafiosa. Nel centro di quella città erano state uccise cinque persone nel giro di poche ore creando uno stato di terrore. Allora alcune famiglie di imprenditori hanno deciso di unirsi insieme e formare la prima associazione antiracket per dare un futuro ai propri figli e cambiare lo stile di vita della città, così il territorio ha preso coscienza della vera onestà. Non è mancato nel dibattito il ricordo dei due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino simboli antimafia. I magistrati sapevano a cosa andavano incontro con le loro indagini toccando i cardini dell’organizzazione mafiosa e contribuendo a demolirla. Oggi a Palermo si respira la libertà anche grazie a quei due magistrati che hanno creduto nel loro lavoro compiendo il loro dovere di uomini dello Stato. La costruzione di una sana coscienza civile fa sperare nella possibilità di costruire un movimento in grado di mutare condizioni che sembrano cristallizzate. In una società onesta ciascuno deve fare semplicemente il proprio dovere senza scorciatoie, agevolazioni o interessi: questo è l’anticorpo a cui la mafia non può che arrendersi. Se questo anticorpo si spandesse, la mafia sarebbe una CACCA DI MOSCHE. Quando denunci e ti senti dire: “Chi te l’ha fatto fare?”, allora da quel momento inizia la paura, senti il distacco e la solitudine. L’anticorpo funziona se si è sostenuti da tutti.