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I buoni non esistono: il noir di Turano tra finzione e verità mafiosa

Gianfrancesco Turano presenta il suo romanzo hard boiled con protagonista un investigatore tra Dubai e l’Italia, per raccontare – al riparo dalla cronaca – la nuova ‘ndrangheta del capitalismo criminale.

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di Anna Pagliaro e Serena Savatteri

 

Durante la quinta giornata della quattordicesima edizione di Trame, Festival dei libri sulle mafie, l’autore Gianfrancesco Turano, in compagnia del giornalista Giovanni Tizian, ha presentato I buoni non esistono, il suo nuovo libro. 
Il protagonista dell’opera è l’investigatore privato Mario Greco che, dopo una carriera in polizia interrotta contro la sua volontà, accetta un nuovo incarico riguardante il politico e armatore Ranieri Averardi, latitante a Dubai. La narrazione si svolge in diverse ambientazioni, come Milano, Roma e la stessa Dubai. Quest’ultimo luogo diventa, infatti, «il paradiso dei latitanti» in cui Mario trascorre un periodo di 9 anni e mezzo in attesa che la sentenza dell’articolo 416-bis, ovvero il reato di associazione di tipo mafioso, diventi inesigibile. Insieme alla giovane e conturbante Arminia, Greco si addentrerà in una serie di intrecci e ambiguità dai quali sarà difficile uscire puliti. 
«I protagonisti di questo libro formano, in realtà, una coppia di investigatori ispirata al romanzo giallo hard boiled (genere tipico della letteratura americana ndr) L’uomo ombra di Dashiell Hammet» ha precisato Turano, elogiando tale categoria letteraria, della quale confessa essere profondamente innamorato. 
Nonostante le libertà artistiche usate dall’autore, gli eventi raccontati nell’opera sono ispirati a fatti realmente accaduti.
Ciò che ha spinto Turano a scrivere un romanzo, piuttosto che una prova giornalistica, è l’assenza del sopraggiungimento delle restrizioni tipiche all’interno del racconto della cronaca: «Un romanzo ti consente di sfondare quella parete del giornalismo e di raccontare ciò che sai essere avvenuto. Ci sono delle cose che non ti è permesso scrivere a causa delle querele e della mancanza di elementi per provarle. Il personaggio dell’investigatore privato nasce come espediente per realizzare ciò».
Turano si cimenta, inoltre, in riflessioni che riguardano la mutazione delle caratteristiche della ‘ndrangheta attuale: «La ‘ndrangheta non va pensata più come un’associazione criminale. Ha mutato gli schemi principali del capitalismo più evoluto, ma non tutti lo hanno capito -ha dichiarato l’autore- Reggio, trovandosi in un “cono d’ombra” è diventata luogo di molti traffici e sperimentazioni pericolose». A dimostrazione di ciò, infatti, Turano spiega che il termine “ ‘ndrangheta” all’inizio non esisteva, mentre veniva usata al suo posto la parola più generale “società”.
Da questo incontro ricco di spunti di riflessione, si può tracciare una linea temporale ben precisa che va dai primi anni in cui la ‘ndrangheta si è sviluppata fino ad oggi, età storica in cui, finalmente, la mafia viene riconosciuta con un nome definito.

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