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L'infiltrazione mafiosa nell'economia: una minaccia silenziosa

Esperti e imprenditori discutono le nuove strategie della criminalità organizzata e l'importanza della cultura nella lotta alla mafia

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L’incontro tenutosi nel pomeriggio, presso palazzo Nicotera, a cura della Fondazione Trame ha fornito diversi spunti di riflessione in merito all’azione malavitosa ai danni delle imprese e dell’economia nazionale e locale. 
Il primo a prendere la parola è stato il giornalista Attilio Bolzoni, che ha dichiarato come «in questi 30 anni, si è spesso parlato di giustizia, legalità e sicurezza, ma non abbiamo raggiunto gli obiettivi prefissati in tanti settori.»
«Sento di non avvertire la stessa tensione morale tra i giovani rispetto a 30 anni fa- ha proseguito, poi, la vice presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio - a causa del cambiamento radicale nell’operato mafioso: la mafia stragista ha lasciato il posto ad una mafia più subdola, che si occupa più di affari e meno di stragi.»
Si tratta di un pensiero condiviso dalla responsabile dell’area Calabria per il progetto “Rete Antiracket”, Maria Teresa Morano, la quale ha ribadito la difficoltà nell’individuare la mafia negli ultimi anni. «Gli esponenti della malavita hanno capito di dover variare le strategie ormai obsolete, diventando dei veri e propri imprenditori. I fiumi di denaro da loro raccolti illecitamente vengono rimpiegati nell’economia reale - ha spiegato- i racket sono cambiati, ora impongono il proprio prodotto sul mercato con le dovute tecniche, impongono l’assunzione di un determinato personale. C’è la tendenza a non voler notare la progressione della nuova mafia imprenditrice.»
Le tendenze imprenditoriali malavitose rappresentano una minaccia per l’economia, come sostenuto dal Presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, Pietro Falbo: «ci sono dei boom economici che molto spesso non possiamo spiegarci. È chiaro che non possiamo sostituirci agli investigatori, agli inquirenti e alla magistratura, anche se siamo disponibili con una serie di convenzioni messe a disposizione.»
All’incontro, era presente anche l’imprenditore Florindo Rubbettino, che ha sottolineato il ruolo di “antidoto” dei libri e della cultura. Inoltre, ha poi condannato le forme di capitalismo relazionale più perverso, che causano gravi danni all’economia del territorio. 
«Per il bene della società civile, ciascuno di noi deve cercare di fare la propria parte. Non dobbiamo voltarci dall’altra parte e, come detto da S.Agostino: le parole insegnano ma gli esempi trascinano»- ha concluso poi Patrizia Di Dio.

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