di Sabrina Muraca e Serena Savatteri
La prima giornata della quattordicesima edizione di Trame, il Festival dei libri sulle mafie, si è aperta con la presentazione del nuovo libro della giornalista Mariangela Paone, intervistata dal giornalista Toni Mira, presso il Palazzo Nicotera di Lamezia Terme. L’opera, “Sospesa: una vita nella trappola dell’Europa”, narra la difficile storia di Rezwana Sekandari, giovane naufraga afghana che, a soli 13 anni, giunge in Grecia il 28 ottobre 2015 completamente sola, in seguito alla morte della sua intera famiglia. Lei, dopo aver vissuto per lungo tempo con famiglie affidatarie, viene ricongiunta con una prozia in Svezia e le si riaccende un barlume di speranza: la stabilità e la tranquillità, le quali rappresentano i diritti fondamentali per una vita normale. Ma, per lei, la pace non è ancora arrivata, infatti le autorità svedesi la riportano indietro, poiché, seguendo alla lettera le leggi europee sull’asilo, ciò non era lecito. Perché la vita di una persona deve essere spezzata così? Come mai, se la felicità di una persona viene raggiunta, le leggi devono modificare questo suo stato? La felicità deve essere regolata da norme?
L’intervista si è aperta con il ricordo del naufragio avvenuto a Roccella Ionica esattamente un anno fa, nella notte tra il 16 e 17 giugno 2024. Questa tragedia è molto vicina alla vicenda raccontata nel libro di Paone, in particolar modo della rotta turca e dei naufragi di minori anche non accompagnati. La scrittrice ha dichiarato come la sua “ossessione” sul caso di questa giovane, l’abbia spinta a portare al mondo la storia di Rezwana. La sua vita cambiò in modo irreversibile in soli 15 minuti: lei che doppiava le serie turche nella stessa redazione nella quale lavorava anche il padre, che era un giornalista, incarnando quindi una vita simile a quella di una semplice famiglia europea. La veloce ripresa di potere dei talebani in Afghanistan è stata la scintilla che ha scatenato l’incendio: il padre ormai aveva paura che qualcuno potesse mettere a rischio la sua vita e quella della sua famiglia. In seguito alla morte di un suo collega in un attentato, decise di fuggire, vendette tutti i suoi averi e pagò molto affinché l’imbarcazione, che li avrebbe portati alla salvezza, non fosse uno di quei noti gommoni mal ridotti. Alla fine si rilevò una vecchia barca di legno che li portò alla morte. A Lesbo iniziò un nuovo capitolo della sua esistenza. La ricostruzione di tale svolta ha un ruolo culmine nella descrizione della tematica dei naufragi attuali.
Alcuni tratti riguardanti la storia di Reswana, infatti, sono molto ricorrenti in tematiche sociali del giorno d’oggi. La principale, ricalcata molte volte dai protagonisti dell’intervista, si riflette nelle falle dell’asilo europeo: un esempio di ciò è l’allontanamento forzato di Roswana dalla sua prozia, a causa di lontani legami di parentela, i quali non permettono che il diritto possa essere messo in pratica. Il trattamento dei migranti in Grecia, infatti, segue simili dinamiche: è nota la costruzione di una struttura a scopo contenitivo, che viene paragonato ad un “carcere” per le pessime condizioni nelle quali versano queste persone, in particolar modo viene enfatizzata l’indifferenza generale, complice l’isolamento evidente dalla popolazione.
Una tematica molto evidenziata è stata la cancellazione dell’identità post-mortem dei migranti, punto focale dell’opera. L’autrice e la giovane hanno lavorato, con l’aiuto di molti volontari, nella ricerca dei suoi cari tra le varie tombe senza nome all’interno dei cosiddetti “cimiteri dei senza nome”. Quante madri di famiglia non hanno ancora la possibilità di piangere i propri figli, a causa di una morte senza identità? Rezwana, prima che le sue sorelle e sua madre venissero ritrovate, si recava in spiaggia per parlare con il mare che, secondo lei, era l’unico mezzo con il quale poteva avere un contatto con loro.
Il ritratto fornitoci di Rezwana è quello di una ragazza luminosa ed empatica, che irradia amorevolezza verso il prossimo, che non odia l’umanità nonostante ne abbia tutto il diritto. Lei, ormai ventitreenne, vive con il pensiero di realizzare il sogno di suo padre: quello di ricominciare una vita lontana dall’Afghanistan con la volontà di raggiungere l’unico legame familiare rimasto in Svezia, costruendo la vita ambita da lei e da ciò che ha lasciato in patria.
La giornalista Mariangela Paone presenta il libro “Sospesa. Una vita nella trappola dell’Europa”
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18 giugno 2025
La giornalista Mariangela Paone presenta il libro “Sospesa. Una vita nella trappola dell’Europa”
Un viaggio tra dolore, identità e l’urgenza di ripensare l’asilo in Europa
di Redazione Trame
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