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La mia vita da cronista sotto scorta

Marilena Natale dialoga con Francesco D’Ayala

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È la piazzetta della chiesa di San Domenico la location dell’incontro di domenica 26 giugno del Trame.Festivaltra Marilena Natale, cronistadi Aversa, e Francesco D’Ayala, giornalista di RAI radio. La giornalista descrive la sua città di origine come “l’ombelico del male”, centro nevralgico di traffici criminali e insieme teatro di numerose malattie e morti infantili legate all’inquinamento. Quando la giornalista ha iniziato a scrivere “non si parlava per niente di camorra, anzi, si infangava la figura delle persone che la combattevano pur di non parlarne”.La discussione ripercorre poi l’evoluzione negli anni della camorra: i figli dei boss frequentano università prestigiose e occupano posizioni lavorative di rilievo; alcuni dei boss rimasti fuori dal carcere sono addirittura entrati in politico o in magistratura, acquisendo enorme potere decisionale. La giornalista afferma infatti di aver scritto a lungo sugli arresti dei camorristi, ma di aver avuto assegnata la scorta soltanto quando ha iniziato a occuparsi di politici corrotti commentando che “è facile arrestare Zagaria, provate ad arrestare un poliziotto corrotto”. Tra i temi affrontati, anche l’art. 41 bis, il cosiddetto carcere duro: “Un persona che sta al 41 bis ha ammazzato una persona, questa persona la madre non la può abbracciare neanche attraverso un vetro”. Il lavoro della Natale ruota molto intorno alle strutture penitenziarie e alle condizioni carcerarie. L’incontro si conclude con due importanti messaggi, rivolti ai giovani e a tutta la società civile: “dobbiamo puntare su di loro perché la nostra generazione ormai è persa […], il giornalista è un ruolo importante, ma deve scrivere con una piuma perché la Montblanc è pesante e va guidata”.

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