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Una cura per l’economia malata

Un confronto tra imprese, giustizia e istituzioni per denunciare le infiltrazioni mafiose nell’economia e costruire un futuro sano e consapevole

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di Nicholas Miriello

 

L’ultima giornata di Trame ha visto svolgersi nel patio di Palazzo Nicotera l’evento “L’economia legale” per presentare l’omonimo libro “L’economia legale. Proposte di una soft intelligence” edito da Pellegrini. Ne hanno parlato Francesco Napoli della Confapi Calabria, la Procuratrice di Catanzaro Marisa Manzini, Massimo de Salvo della Confapi Matera, la Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà personale Giovanna Russo ed il giornalista Fabio Benincasa del Corriere della Calabria. Si è discusso circa gli strumenti per arrivare a riportare la nosta economia alla legalità, ma gran parte non lo è per la capacità delle mafie di infiltrarsi furtivamente. « Bisogna certamente parlarne, solo cosi si acqusisce la consapevolezza che le imprese devono rendersi conto che stare sul mercato è importante, ma starci legalmente» ha affermato la Procuratrice. Il rischio è che i veri imprenditori non possano lavorare proficuamente, diventando poco competitivi. «Chi acquisisce denaro illecito diventa un monopolista, ha più possibilità rispetto un giusto imprenditore, usando perfino la violenza come mezzo in qualunque momento» ha proseguito Manzini. L’economia contagiata è infatti come una patologia che colpisce non solo il mondo imprenditoriale, bensì i cittadini che si riforniscono o collaborano con un’impresa. «L’assenza di libertà soffoca la società, va ad annullare l’imprenditoria sana. 
In un periodo storico così delicato attraversiamo un’economia malata, è fondamentale un sistema preventivo, quale investimenti per il welfare delle nostre comunità al fine di educare per prevenire» ha detto Russo circa l’argomento. Un mondo dove è dunque necessaria un’informazione ed una maggiore consapevolezza della pericolosità universale della falsa economia. Come la Garante Giovanna Russo ha sottolineato, i giovani sono i primi in lista che hanno bisogno di essere affiancati in un percorso di anti illegalità, spesso manca un riferimento per le nuove generazioni, anche la scuola non riesce a garantire un percorso informativo ed educativo a coloro che avranno tra le proprie mani le imprese. Tra capitali sporchi e strategie illecite monopoliste ci sono però migliaia di associazioni che fanno il possibile per contrastare il fenomeno di infiltrazione mafiosa nell’imprenditoria, come per esempio la Confapi.
 «La nostra associazione chiede allo Stato la tutela del patrimonio economico imprenditoriale» ha dichiarato De Salvo, evidenziando i tentativi di rafforzare il rapporto stato-imprese. Ciò è possibile anche grazie l’utilizzo di strumenti tecnologici, riguardo ciò è intervenuto Napoli «una soft intelligence vuol dire analisi, studio ed utilizzo delle informazioni al fine di rafforzare questo rapporto. Abbiamo dato un modesto contributo all’economia legale italiana».
 «Se trent’anni fa si poteva pensare che il commerciante che non denunciava lo faceva per paura, ora è diverso, ci sono legislazioni più attente ai testimoni di giustizia. Non denunciare per paura è una scusa che ormai non regge, le indagini ci dimostrano che tante imprese non pagano le tasse per fornire denaro alle orgnizzazioni mafiose. È questa mentalità che va superata» ha tenuto a chiarire Manzini, amplificando la forte necessità di saper alzare lo sguardo di fronte a coloro che lo tengono rivolto in basso su un mazzetto di soldi pronto a sporcarsi.
 « Molti volti guardano già dritto, pronti ad agire, rispetto ad anni fa  le denunce sono aumentate » ha concluso Napoli, con grande speranza nella forza dei giovani, presenti durante l’evento, assicurando un futuro all’insegna della legalità.   
 

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