Trame.3, il Festival dei libri contro le mafie organizzato a Lamezia Terme, giunto alla terza edizione, si è affermato come un momento importante per la vita culturale e civile della Calabria e del Paese; e importante l’edizione di quest’anno è anche per l’attenzione speciale riservata alle donne: a quelle donne cioè che, in vari ruoli, si sono impegnate nel contrasto e nella lotta alla criminalità organizzata. Si tratta di un segnale significativo, che si inserisce nel contesto di un’attenzione sempre crescente, anche da parte della politica, nei confronti del contributo specificamente femminile alle realtà migliori del nostro vivere associato.

Il ruolo, importantissimo, che è proprio della letteratura, o più in generale della Cultura, in un ambito così complesso, difficile, spesso drammatico e talora purtroppo – come sappiamo – tragico quale è quello della lotta contro le mafie si declina a mio avviso in tre ambiti, che sono ben sintetizzati nel binomio programmatico del Festival Trame: “voglia di denuncia e di risveglio delle coscienze”.

Il primo ambito è quello della divulgazione, cioè appunto della denuncia: non c’è bisogno di ricordare il successo di Gomorra per dimostrare che il contributo di un’opera di tipo autoriale e creativo, non importa se di saggistica o di narrativa, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nazionale può essere altrettanto decisivo, e talora forse più efficacemente incisivo, di quello – che certamente viene prima e resta ovviamente imprescindibile – dei mezzi e dei canali più propriamente informativi.

Il secondo ambito è quello che vorrei definire critico-conoscitivo: l’apporto della riflessione critica o della rielaborazione artistica resta fondamentale per quel “risveglio delle coscienze” che è giustamente l’obiettivo di questa come di ogni iniziativa culturale che abbia per oggetto il tema delle mafie, e si ponga quindi anche il problema del contrasto alla percezione di esse, all’interno così come all’esterno delle zone che ne sono maggiormente coinvolte, come qualcosa di connaturato a quelle realtà o comunque di impossibile da sradicare.

Il terzo ambito, infine, è quello propriamente formativo, in riferimento a quelle ‘coscienze’ che ancora non hanno bisogno di essere ‘risvegliate’, ma che devono imparare a riconoscere fin dal loro formarsi un orizzonte diverso: e anche in questo ambito la forza della letteratura, o più in generale dell’espressione artistica, può non certo sostituire, ma estendere e amplificare in misura significativa l’azione dei mezzi di informazione.

Come ho già accennato, non è un ruolo che riguardi esclusivamente la produzione letteraria, sia essa di taglio saggistico o narrativo: assai opportunamente l’edizione di quest’anno del Festival Trame apre all’arte, al teatro, alla musica, al cinema, ma anche alla televisione (non occorre certo ricordare qui ciò che ha significato, soprattutto i primi anni, uno sceneggiato come La piovra nel creare una sensibilità verso questi temi presso un pubblico molto più ampio di quello cosiddetto ‘acculturato’): in questo senso credo che si possa parlare, come auspicio, di una alleanza delle culture, ognuna con il proprio apporto specifico dal punto di vista delle forme della comunicazione, contro la criminalità organizzata.

Un’alleanza in vista di un riscatto, di un rinnovamento, di un risveglio: è il tema di cui si parla nell’incontro di oggi, dedicato al “futuro” e alla “speranza”, sotto il segno della frase che tutti ricordiamo, quasi un testamento spirituale affidato da Paolo Borsellino a Rosaria Schifani, vedova di una delle vittime della strage di Capaci: “Non bisogna abbandonare la Sicilia perché questa terra diventerà bellissima”. Fare sì che questa profezia si realizzi è compito delle istituzioni, della politica e della società civile; ma è compito anche della Cultura, vale a dire di tutti quegli intellettuali che abbiano gli strumenti, le competenze e la determinazione per offrire un loro specifico, importante contributo a questa causa decisiva per il futuro del nostro Paese.

[questo post è tratto dall’intervento dal blog del ministro Massimo Bray e raccoglie il suo intervento, pronunciato nel corso della serata conclusiva dell’Edizione 2013 del Festival Trame]