23 maggio 1992. Data di una delle stragi più cruente avvenute in Italia per mano della criminalità organizzata, quella di Capaci. Centinaia sono state le pubblicazioni a riguardo ma quello che questo libro offre è il racconto diretto dei protagonisti di quel periodo.

“Noi, gli uomini di Falcone” è un’opera importante, formata da fatti reali e storici raccontati a mo’ di romanzo, scritto da Angiolo Pellegrini comandante della sezione antimafia di Palermo in quel delicato periodo, con la collaborazione del giornalista Francesco Condoluci, in cui si ripercorre la storia di uomo, duro ma anche molto solidale con i suoi uomini e di una Palermo surreale, quasi da Far West. “In questo libro vengono ricordate le pagine più brutte e più belle della vicenda siciliana, descritte attraverso i protagonisti visti da vicino: i buoni, i cattivi, i nomi noti e i tanti ragazzi che nell’oscurità e nell’anonimato non si sono mai arresi”.

Angiolo Pellegrini sul palco di Trame Festival (foto di Mario Spada)

Angiolo Pellegrini sul palco di Trame Festival (foto di Mario Spada)

 

Pellegrini ci racconta, in un’epopea dai toni pacati, le vicende dei magistrati Chinnici e Falcone, dei Salvo, “padroni della Sicilia” e vera e propria rappresentazione della mafia cha fa impero, di Buscetta grazie al quale lo Stato e i suoi magistrati hanno compreso e conosciuto il sistema di Cosa Nostra, ma anche delle enormi difficoltà riscontrate da lui e i suoi colleghi: la mancanza di uomini e mezzi sufficienti, di sostegno da chi invece dovesse darglielo, il dissenso dalla popolazione locale che era ormai abituata alla presenza asfissiante della mafia tanto da non accorgersi dei paletti imposti da quest’ultima e che anzi le riconosceva l’unica occasione lavorativa, tanto da venir poi ritenuto responsabile di portare la parola mafia in quelle realtà in cui, secondo molti, non era mai esistita. Per portare avanti le sue indagini c’era bisogno di uomini fidati e Pellegrini mise insieme un gruppo di fedelissimi, la cosiddetta banda del Capitano Billy The Kid e fece ciò che molti non avevano avuto il coraggio di fare: compilare un rapporto che parlava di mafia, raccontando cosa in realtà fosse e chi comandasse, trovando sempre sostegno in un uomo: il giudice Falcone.