Con la sua  “partita a scacchi” giocata contro il clan Spada di Ostia, la giornalista Federica Angeli, intervistata dalla giornalista di La7 Francesca Fanuele, incanta una folta platea nella giornata conclusiva dell’ottava edizione di Trame.8 La cronista di “Repubblica” condivide con il pubblico lametino il racconto di come ad Ostia si sia infiltrata negli anni “qualsiasi tipo di mafia” protetta dal velo dell’omertà e della negazione da parte dei cittadini: “noi a Roma la mafia non la chiamiamo con un nome specifico, come avviene per la ‘ndrangheta o la camorra. Non chiamarla significa non riconoscerla”.

Federica Angeli trasporta il pubblico nel racconto di quello che accadde la notte che cambiò la sua vita, il 16 luglio 2013, quando fece la scelta di “affacciarsi al balcone e non abbassare le tapparelle delle finestre nonostante Carmine Spada, uno dei boss di Ostia, avesse minacciato gli abitanti del quartiere di rientrare nelle case e di fare silenzio subito dopo aver sparato due colpi di pistola”. Pochi mesi prima il cugino di Spada aveva sequestrato la giornalista per l’inchiesta sulla gestione dei lidi balneari del litorale romano. “Qui non vinci. Qui comandiamo noi”, si sentì intimidire la Angeli, accogliendo un guanto di sfida che la avrebbe portata a rimanere nel territorio ostiense “per risvegliare le coscienze”.

La Angeli non tace, ma denuncia e scrive, sui giornali e alle autorità competenti. La conseguenza è inevitabile: il prefetto di Roma decide di assegnarle la scorta. E cosa significhi la vita sotto scorta, la cronista lo racconta alla piazza di Trame: “Io oggi non posso aprire la porta di casa se prima i carabinieri non mi danno il consenso. Non tocca a me decidere in che ristorante pranzare, a che tavolo sedermi. Decide tutto la scorta”, ammette la giornalista consapevole dei costi altissimi della propria battaglia. A partire dal costo di una vita sacrificata per la propria famiglia. E cade qualche lacrima nel raccontare quella notte in cui non ha potuto accompagnare il figlio al pronto soccorso, perché non c’era una macchina blindata per trasportarla. E intanto al cellulare ascoltava i messaggi vocali del figlio che la chiamava: “mamma”.

Una battaglia difficile, che richiede di mantenere sempre alta la guardia e la schiena dritta. Sulla querelle tra  il ministro Salvini e lo scrittore Roberto Saviano, per la giornalista romana “attaccare così frontalmente una persona, solo perché ha espresso delle critiche che sono normali in democrazia, è un fatto molto grave. Ho pensato che i malavitosi che odiano Saviano si siano fatti una grossa risata e noi non possiamo permettere di farli ridere per nemmeno un secondo”. La Angeli sostiene di non ritenersi una “wonder woman”, ma una persona ordinaria e questa normalità è stata percepita dai tanti che detto o pensatose ci è riuscita lei, posso riuscirci anch’io”.

A margine dell’incontro, la giornalista conclude: “Se non ci impegniamo a cambiare la nostra mentalità fatta di piccoli gesti che ci portano a seguire sempre scorciatoie improprie, ricadiamo in un atteggiamento sbagliato. Si parte sempre dal regalino al medico per saltare la fila per arrivare chissà dove.Se cambiamo questa mentalità, Ostia e le città come Ostia possono diventare luoghi di riscatto”.