Reggio Emilia è la città delle persone: piccola, un po’ anonima, a misura d’uomo, con gli asili più belli del mondo. Fa venire in mente la buona cucina; è una provincia ricca, anche se più economicamente che culturalmente. Negli ultimi anni è diventata anche la città del ponte di Calatrava, che sovrasta chi passa sull’Autosole, e della stazione Mediopadana, fermata dell’alta velocità.

Reggio Emilia, da ben trentadue anni, è l’epicentro della cosca Grande Aracri, un sanguinario gruppo criminale della ’ndrangheta di Cutro (Crotone) che ha man mano allargato il suo potere nel Parmense, in parte del Modenese, nelle provincie di Piacenza, Mantova e Cremona. Oltre che all’estero, almeno in tre continenti. Una multinazionale del crimine che ha “sede legale” nella piccola cittadina di Cutro e “sede operativa” a Reggio Emilia. Lo dicono le carte dell’operazione Aemilia: «L’implicazione della ’ndrangheta cutrese nel territorio e nel tessuto economico-sociale emiliano ebbe origine, infatti, nei primi anni Ottanta, dopo che nel comune reggiano di Quattro Castella giunse, in regime di obbligo di soggiorno Antonio Dragone, capo della locale di Cutro».

Il libro

Pagina tratta da “Operazione AEmilia”
Autore: Sabrina Pignedoli
Editore: Imprimatur
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La ’ndrangheta ruba quotidianamente a tutti noi, con l’evasione fiscale, con il riciclo, provoca la chiusura delle nostre aziende facendo concorrenza sleale con i soldi sporchi. Ma quando non spara, in tutte le realtà  dove si è insediata, ha il bel volto dell’imprenditore di successo, rispettato e invidiato.
Grazie agli arresti che hanno inferto un duro colpo alle altre cosche, la ’ndrangheta di Cutro ha via via acquistato potere, arrivando a dominare l’Emilia e alcune zone del Veneto e della Lombardia.
I magistrati ritengono che da oltre trent’anni sia presente al Nord Italia dove ha messo in piedi, sostanzialmente indisturbata, i suoi interessi economici, creando aziende e facendo affari con società locali. Tutto questo grazie anche alla compiacenza di insospettabili “colletti bianchi” che, pur consapevoli – secondo la procura – di stare trattando con boss della malavita organizzata, hanno messo a disposizione i loro servigi in cambio di lauti guadagni.

Ma il radicamento non si è fermato al mondo economico: ha riguardato anche la politica, con la volontà di influenzare le amministrazioni pubbliche. Inoltre, per la prima volta, si assiste a un tentativo di condizionare l’opinione pubblica attraverso i media. Senza tralasciare le attività “tradizionali” come estorsioni, usura e incendi dolosi. Il libro di Sabrina Pignedoli si sviluppa seguendo vicende e personaggi emblematici, emersi nelle indagini di Operazione Aemilia, che mostrano come la ’ndrangheta si sia profondamente insediata al Nord.