Viva la libertà è il titolo di un celebre film di Roberto Andò, è anche il filo conduttore di questa sesta edizione di Trame Festival, ed è ancora il titolo dell’incontro che alla Piazzetta San Domenico fra il regista Roberto Andò, Gaetano Savatteri, direttore artistico di Trame, e Marina Fabbri, direttrice di Noir in Festival.

Fabbri, Andó, Savatteri

Fabbri, Andó, Savatteri

Subito si inizia parlando de Le confessioni, ultimo film di Andò, a partire dalla trama, un connubio di realismo e irrealismo, per poi porre l’attenzione su alcuni personaggi cruciali. Il suicida rientra in questa categoria, e il suo atto è un elemento di disturbo, input di qualcosa, che bisogna interpretare, e tale necessità introduce il secondo elemento di spicco, il monaco, interpretato da Toni Servillo, perché è proprio da lui che il suicida si era confessato per l’ultima volta. Ma non si tratta solo di questo, lui è un elemento esterno ed estraneo a quell’ambiente in toto, perché diverso è il suo modo di comunicare: è un monaco certosino, e il silenzio è il suo strumento di comunicazione.

Altra peculiarità di questo film, venuta fuori da una considerazione della Fabbri, sono le sue “tinte gialle”, il registro narrativo che il regista siciliano sceglie di adottare: la suspance. Andò lo giustifica citando Pier Paolo Pasolini: “

”. Lo stile del Le confessioni rispecchia questa necessità, la possibilità di parlare di questioni sociali in un modo alternativo, pazzo volendo.

L’aspetto delicato che Andò mette in scena è quello che lui ha definito il “carattere illusionistico” dell’economia. “L’economia”, o almeno quella a cui fanno ricorso i protagonisti del film, “è un gioco di illusioni”. Il film infatti non tratta dell’economia in senso stretto, bensì della multiforme maschera del potere che detiene. Ma anche gli uomini di potere hanno un lato umano, e le figure del suicida e del monaco hanno la capacità di metterlo in risalto, perché il confronto tra vita e morte, come anche la custodia di una importante confessione provocano inevitabilmente uno scombussolamento interiore, fanno emergere le fragilità e debolezze di ognuno.

Le confessioni – tratto dall’omonimo libro (Skira editore) dello stesso Roberto Andò e Angelo Pasquini, curato da Marco Olivieri con le fotografie di scena di Pasqualino Lia – è infine un film sulla libertà, il monaco è il primo libero in mezzo a uomini non liberi, e la sua libertà si esprime proprio tramite il silenzio. Il silenzio, come afferma Andò, è un linguaggio di libertà nel vuoto, in una zona che non frequentiamo ma che è molto più interessante, e che soprattutto ne vale la pena indagare. E il silenzio del monaco è soprattutto ascolto, provoca movimento di coscienze, da non confondere con il silenzio omertoso, perché è silenzio di resistenza, riflessione.

Emblematica la chiusa di Savatteri: