Se qualcuno sosteneva ancora che la mafia, la camorra o la ‘ndrangheta fossero radicate esclusivamente nelle regioni del sud come Calabria, Sicilia e Campania con questo libro dovrà per forza di cose ricredersi. 

Nel cortile del Palazzo Nicotera, Nando della Chiesa, autore del volume “Buccinasco” presentato nella serata di ieri a Trame, ha fatto cadere tanti di quei luoghi comuni che continuano a voler relegare la mafia solo in quelle regioni meridionali d’Italia, salvando il nord dal contagio mafioso, facendo cadere quel pregiudizio etnico che vuole il nord ed il suo popolo siano salvi dalle cosiddette infiltrazioni mafiose. Il libro, edito dalla casa editrice Einaudi, ha infatti il merito di rompere quel muro di omertà fatto di approssimazioni, connivenze ed incredulità che non vuole accorgersi di quella colonizzazione scientifica iniziata già negli anni ’60, che ha portato parte della mafia calabrese al nord, principalmente tra la Lombardia e il Piemonte, dove intere famiglie mafiose si sono insediate portando con se tutto il bagaglio, la struttura, il metodo, le collusioni e gli affari tipici subcultura ‘ndranghetista.
Buccinasco, la Platì del nord, da piccolo centro abitato è divenuto uno dei maggiori centri della ‘ndrangheta al nord, dove per anni ha agito indisturbato anche il boss Antonio Papalia, considerato uno dei maggiori esponenti dei clan della zona. Sequestri di persona, spaccio di stupefacenti, assalti armati a caserme dei carabinieri, fino a divenire quella mafia finanziaria che ha come obiettivo quello di radicare gli affari di famiglia nella gestione di imprese legate al mondo dell’edilizia. A Buccinasco tra gli anni ’70 e gli anni ’80 non ci sono state infiltrazioni mafiose ma bensì esisteva una stabilità mafiosa che ha continuato ad operare quasi indisturbata per anni. E’ infatti del 2011 la notizia dell’arresto del sindaco di allora, Loris Cereda, che finì in manette per corruzione, falso in atto pubblico e tangenti.
Il libro di Dalla Chiesa, presentato dal magistrato Michele Prestipino e dal giornalista Attilio Bolzoni e scritto in collaborazione con la ricercatrice Martina Panzarasa, ha subito numerose critiche ed attacchi anche dallo stesso comune della cittadina in provincia di Milano di cui si raccontano le vicende. Una campagna diffamatoria apparsa addirittura sulla home page del sito del comune, che nonostante prove, arresti ed una storia di chiare migrazioni mafiose, che non lascia nulla al caso, continua a dipingere il civilissimo nord come un luogo esente dalla mafia.