Si diramano due possibilità per i bambini nati all’interno di un contesto mafioso: la via criminale, e quella dell’accettazione, con la conseguente paura -quest’ultima espressa molto bene nell’ultimo libro di Giuseppe Marotta, E i bambini osservano muti-.

Ambientato nella Napoli camorrista, il romanzo racconta la storia di un bambino che, grazie alla debolezza paterna e al coraggio materno, riesce a non farsi travolgere nel vortice criminale. “La madre”, spiega l’autore: “è l’elemento forte all’interno della coppia genitoriale e permette al bambino di cambiare. I pentiti uomini spesso denunciano per calcolo e per secondi fini, mentre le donne lo fanno in nome dei figli, sperando di garantire loro un futuro libero e migliore”. La ribellione della madre, infatti, contagia il figlio e lo conduce al riscatto.

“Le mafie si basano su di una cultura, che è quella della violenza, della sopraffazione e della prepotenza, e la trasmettono ai figli”, dice il regista Pasquale Scimeca, che, ad una domanda da parte della giornalista Bianca Stancanelli sulla presunta attuale debolezza della mafia in Sicilia, si inoltra nella spiegazione della situazione piuttosto articolata in fatto di potere mafioso che vige nella regione: “La mafia non è meno presente in Sicilia, ma ha solo cambiato pelle. Gioca ora un ruolo diverso, i cui livelli ed obiettivi sono altri: non ammazza più, non controlla più il territorio direttamente, il suo potere non è più visibile, ma solo percepibile. Svolge il compito opposto rispetto a quello che svolgeva trenta anni fa: prima il boss mafioso era dipendente dal riconoscimento da parte dei cittadini sul territorio dove esercitava il suo potere; ora il potere non ha una fissa dimora, ma si sposta laddove vi sono soldi ed interessi”.

“C’è ancora tanta strada da fare e la nostra speranza è che lo Stato ci accompagni e ci stia vicino”, dice Salvatore Cantone, dell’Associazione Antiracket di Pomigliano. L’Associazione ha di recente coinvolto nei suoi corsi di formazione non solo i giovani ma anche i genitori, affinché essi non costituiscano un ostacolo ai progressi dei figli nel campo della legalità, ma anzi, la incentivino.

L’incontro si conclude con una speranza da parte dell’autore: “che almeno una sola mamma legga il romanzo e che anche un solo bambino venga per questo salvato”.