Roma, capitale della criminalità organizzata multietnica. Questa la realtà descritta in “Roma mafiosa. Cronache dell’assalto allo stato”, la pubblicazione del magistrato Giancarlo Capaldo, oggi responsabile del pool antiterrorismo e procuratore aggiunto alla Procura della Repubblica.

Il magistrato spiega come si differenziano le dinamiche criminali in una città di oltre 4 milioni di persone rispetto ai sistemi utilizzati nel resto d’Italia. “Qui le mafie non puntano al controllo diretto del territorio” – racconta Capaldo – “perché l’unico modo per controllare un territorio tanto vasto è quello di gestire i rapporti con gli interessi più forti a livello politico ed economico”. Capaldo delinea un percorso preciso che ha visto le mafie farsi lobby, gruppi di interesse e di potere. A Roma la bande criminali si autocontrollano, limitando le “ammazzatine” di cui siamo abituati a sentir parlare nelle altre terre di mafia, ma non per questo sono da considerarsi meno pericolose. E nonostante ciò, dal 2005 la mattanza della malavita ha fatto ben 47 vittime, tutte strettamente legate ai fatti della criminalità organizzata. Roma, capitale della delinquenza. La città non ha aperto le braccia a un solo gruppo criminale specifico, ma si è lasciata conquistare – oltre che da ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra – anche dai traffici delle criminalità internazionali. Il libro di Giancarlo Capaldo ci guida nell’esplorazione della mafia come ”un viaggio verso il male”, descrivendo i traffici di prostituzione delle mafie nigeriane, che controllano le donne portate con l’inganno nel nostro paese attraverso la violenza e la superstizione dei riti vodoo. Ci porta nella realtà delle mafie albanesi e lo spaccio di eroina, in quella delle mafie russe con il traffico di armi. E ancora, alla scoperta delle mafie cinesi tra immigrazione clandestina e merci contraffatte. Un “multiculturalismo” della criminalità organizzata. “La mafia cinese è in continua espansione, come dimostra lo scontro in atto all’interno delle stessa banda criminale” – precisa il procuratore aggiungendo una previsione – “dobbiamo imparare a fare i conti con questa nuova realtà, perché nel giro di trent’anni ne sentiremo parlare sempre di più”.  La criminalità cinese adotta una strategia molto precisa che ha come obbiettivo “imperialista” quello di conquistare pezzi di territorio attraverso l’acquisto di immobili, case o esercizi commerciali. Non importa che questi spazi rimangano vuoti, ciò che conta è segnare la propria presenza.

E cosa ne è stato della Banda della Magliana, il gruppo criminale storicamente legato alla città di Roma? Giancarlo Capaldo spiega come la morte o l’incarcerazione dei suoi esponenti di spicco, da “Renatino” (Enrico De Pedis) a “er Pantera” (Gianfranco Urbani), non abbia portato alla cancellazione del substrato culturale a cui tutt’oggi si ispirano le nuove bande del crimine organizzato. E la “cultura mafiosa”, nel tempo si è fatta Stato. Così la nascita della seconda Repubblica è legata in maniera indissolubile ai concetti di Mafia e Antimafia, quando dal ’92 al ’94 si aprirono le stagioni (nello stesso periodo, per puro caso o per un’attenta progettazione?) di “Mani Pulite” da una parte e delle stragi di mafia dall’altra. “C’è chi crede davvero nella lotta alla criminalità organizzata” – commenta il procuratore – “e chi ne parla per pura retorica”.

La mafia intreccia rapporti con la società e il potere, punta al controllo ma anche a confondersi, cercando di sfocare il confine tra sé stessa il mondo della società civile, per arrivare al punto di trasformarsi in “mafia-stato”. Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi è esemplare in questo, nel modo in cui le indagini hanno scoperchiato una realtà che coinvolgeva tutti i livelli della società, dalla chiesa ai servizi segreti, dalle stanze del potere alla banda della Magliana. Un mistero che proprio il prossimo sabato, il 22 giugno, compirà 30 anni. Ma Giancarlo Capaldo conclude con una nota di positività, “non voglio peccare di eccessivo ottimismo, ma credo che alla fine i processi porteranno alla spiegazione di questo segreto trentennale”.