Gli assassini di Giancarlo Siani sono tutti in galera? Questo è quello che si crede. Sei persone sono state condannate per l’omicidio del giovane cronista de «Il Mattino», ucciso dalla camorra nel settembre del 1985. Ma i veri killer e mandanti potrebbero essere ancora liberi. È quanto sostiene l’inchiesta giornalistica di Roberto Paolo, che ha convinto la Procura di Napoli a riaprire le indagini.
L’autore ha passato al setaccio tutti gli atti dei processi, scoprendo incredibili falle e contraddizioni eclatanti che gettano pesanti ombre sulla «verità» giudiziaria. Il libro è il frutto di anni di ricerche per trovare documenti inediti, testimoni mai sentiti nei processi, vecchi e informative sepolte nei cassetti. Una controinchiesta che ha portato Paolo a raccogliere la confessione choc di una persona che afferma, a quasi trent’anni di distanza, di essere l’uomo che consegnò le armi ai killer di Siani: due ragazzi del clan Giuliano di Forcella. Mentre si aprono nuovi squarci sul vero ruolo che ebbe il clan Gionta di Torre Annunziata. Come in un noir, il lettore può seguire l’autore nel suo viaggio nel ventre molle di Napoli. Un racconto che si dipana tra personaggi improbabili, avvocati o sedicenti tali, informatori, camorristi, ex investigatori ed ex giornalisti, e a volte si sofferma a descrivere le sgangherate biografie di alcuni dei principali protagonisti di quello che resta ancora oggi un vero giallo. E su cui questo libro, ottimo esempio di giornalismo investigativo, getta una nuova, inquietante luce.