TRAME festival dei libri sulle mafie dal 17-21 giugno 2015, si racconta grazie ai suoi protagonisti.

A don Pino De Masi, referente di Libera, abbiamo chiesto:

-Perché è necessario un Festival dei libri sulle mafie?  E perché sostenerlo?

Un festival di libri sulla mafia, che diventi un appuntamento annuale di confronto nazionale ed internazionale sul tema delle mafie, è più che mai necessario e non può non essere accolto da tutti positivamente. Io personalmente l’ho accolto sin dalla prima edizione in modo incondizionato con la mia partecipazione a diversi eventi dello stesso. Ritengo infatti che il fenomeno mafioso, in quanto espressione di violenza, non può essere confinato a momenti straordinari della vita sociale, quando cioè accadono omicidi, atti di intimidazione, danneggiamenti, sequestri o atti contro la vita in genere. L’esperienza ci dice, invece, che l’azione mafiosa, per sua natura, vive nelle pratiche quotidiane ed influenza fortemente le culture individuali e collettive. La vita della comunità, del mercato, della politica e della società civile risentono fortemente della sua presenza. Le mafie in generale e la ndrangheta in particolare sono , infatti, produttrici di norme e di valori che danno luogo ad un vero e proprio processo d’istituzionalizzazione che in molti territori diventa la forma di regolazione sociale più efficace e più importante. Per sconfiggere, dunque, le mafie   c’è bisogno di un grande progetto educativo che affronti alla radice, partendo dalla formazione delle persone, i problemi culturali che rendono possibile la fioritura della criminalità organizzata. Gli arresti, i sequestri e le confische sono fondamentali e servono a vincere una battaglia, ma non la guerra.. Per vincere le mafie è indispensabile l’impegno dei cittadini e della società civile organizzata al fine di spezzare la coltre della cultura mafiosa, dell’omertà, della paura e coltivare una cultura antimafiosa, della cittadinanza attiva, dell’impegno civile

E’ quella appunto che io chiamo l’ antimafia del giorno prima. E allora ben venga un appuntamento come Trame, ben vengano tutte quelle iniziative, che si inquadrano in questo contesto.

-Perchè vale la pena  occupare un posto in piazza a Lamezia nei giorni di TRAME festival? 

Lamezia è una città icona della Calabria.Una città fortemente pervasa dalla ndrangheta, che ha attraversato periodi terribili nella sua storia, ma è anche una città che negli anni sta cercando di costruire un movimento antimafia in grado di produrre il cambiamento. Trame è frutto di questo movimento e si pone quindi come un ulteriore segno positivo a favore del cambiamento della nostra Regione.

Esserci a Lamezia, “occupare” per alcuni giorni le piazze di Lamezia significa mettersi in gioco per costruire dignità e diritti laddove le mafie li soffocano con le logiche del ricatto e del favore. Significa schierarsi a fianco di coloro che gridano ad alta voce che il cambiamento anche in questa terra di Calabria è possibile

 

-Come la Cultura può sconfiggere le mafie?

La vera forza delle mafie sta nelle relazioni che sono riuscite e riescono a tessere con esponenti di tutti i settori della so­cietà. Non ci sono categorie sociali di per sé immuni dal rischio di ‘contagio’ del virus mafioso. Le indagini hanno dimo­strato che professionisti, politici, burocrati e spesso anche imprenditori stringono accordi con le mafie per convenienza: contano di guadagnare con l’ap­poggio dei mafiosi denaro, voti, progressi di carrie­ra, potere. Il nuovo nome delle mafie oggi è “corruzione”. Stando così le cose la repressione non basta per affermare la legalità. La legalità è il frutto del modo di pensare e delle scel­te concrete di ognuno di noi e della società nel suo insieme. Ogni nostro comportamento, ogni scelta politica, ogni fatto può influire sul livello di legalità. La lotta alle mafie è allora una lotta di natura culturale.

C’è bisogno dunque di un grande progetto culturale che affronti il problema alla radice, partendo dall’informazione e dalla formazione delle persone. L’informazione: per cambiare bisogna conoscere, studiare, aggiornarsi, non dare mai nulla per scontato. Sentirsi sempre un po’ analfabeti, bisognosi di sapere. Ci sono giornalisti e operatori dell’informazione che sono esempi di serietà, scrupolo, attendibilità, ma è anche vero che per certa stampa e televisione la Calabria sembra esistere solo in occasione dell’omicidio eccellente e della cattura spettacolare. Un’informazione del genere non aiuta, si ferma agli stereotipi, non apre squarci di chiarezza e di verità sulle collusioni, le omissioni, i silenzi che stanno alla base del potere mafioso.

E poi la formazione, l’educazione, il lavoro soprattutto nelle scuole. Bisogna suscitare nei ragazzi la presa di coscienza e la passione dell’impegno, del sentirsi chiamati in causa anche da ciò che sembra non toccarli direttamente.

Il lavoro con i giovani è molto importante perchè in questa situazione i giovani possono essere la vera forza liberatrice o la punta estrema di una fragilità piena di risvolti negativi. Nel bene o nel male, possono fare la differenza.

Trame credo si inquadri molto bene in questo progetto.

 

Don Pino De Masi

Don Pino De Masi