Hanno le facce pulite e gli occhi lucidi. In qualche punto dei loro discorsi, le parole non riescono ad andare avanti senza emozione, quando rievocano i momenti più difficili della loro storia e di quella delle loro famiglie. Hanno fatto una scelta semplice e nello stesso tempo estrema: quella di dire no alla mafia. Una scelta che riguarda loro stessi, ma anche tutti noi. Sono giovani e giovanissimi dell’Associazione antiracket di Lamezia Terme.

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Si chiamano Maria Pia, Maria Teresa, Veronica, Antonio. Oggi portano avanti quello che è il principale impegno dell’Associazione nel territorio: “Trame” (ormai giunto alla sesta edizione), il primo festival dei libri sulle mafie. Per l’Associazione, “Trame” rappresenta l’interfaccia più importante con l’opinione pubblica, perché il suo obiettivo è trasformare la società di Lamezia Terme e innalzare il livello di anticorpi contro la violenza mafiosa. Il festival è un importante evento culturale unico in campo mondiale che richiama in città nel mese di giugno molti personaggi famosi e non: studiosi, esperti, artisti; adoperandosi per stimolare il pubblico dibattito e far conoscere fino in fondo ai cittadini la pericolosità della mafia, perché solo attraverso la conoscenza essa può essere combattuta e sconfitta. Un’altra cosa bella del Festival è anche la presenza, sempre più numerosa ogni anno, di giovani volontari impegnati nell’organizzazione degli eventi e nei vari stand librari. Oggi i giovani volontari di “Trame” sono circa un centinaio, sia di Lamezia sia di altre parti. All’edizione 2015, inoltre, sono stati coinvolti anche gli studenti delle Scuole cittadine del primo ciclo con il Progetto: “Trame a Scuola” per la realizzazione di lenzuoli che sono stati esposti sui balconi della città.

#trameascuola_IC Borrello Fiorentimo_#Trame5

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Ci confessano che il loro modello di riferimento è il “rinascimento palermitano” degli ultimi vent’anni, iniziato all’indomani della morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e che ha coinvolto nella stessa battaglia per riappropriarsi del proprio futuro i cittadini palermitani insieme alle istituzioni, gli imprenditori come gli studenti delle Scuole. Perché non basta mettere i mafiosi in galera (cosa che anche a Lamezia sta succedendo) ma bisogna togliere loro il controllo sul territorio e specie sulle nuove generazioni. Per quanto riguarda invece l’Associazione antiracket, ad essa aderiscono una quarantina di imprenditori lametini che hanno deciso di dire “no” al pizzo. Alcuni sono entrati in ALA quando hanno denunciato i mafiosi che li taglieggiavano, mentre altri non hanno aspettato di subire l’estorsione per entrare a far parte dell’Associazione, ma si sono mossi prima, pensando che prima o poi sarebbe potuto accadere anche a loro come era toccato ad altri; allora sarebbe stato meglio essere preparati, perché la mafia ha paura di quelli che non la temono. Sull’argomento racket, le testimonianze diventano momenti di vita vissuta, di sofferenza e di coraggio. Esperienze vissute da chi, all’epoca appena adolescente, faceva perfino fatica a comprenderle, mentre all’improvviso scopriva che non gli era più possibile uscire di casa tranquillamente, oppure veniva a conoscenza del dramma che stava vivendo il proprio padre. E’ Veronica a raccontare fra le lacrime quel momento, quando suo padre le ha raccontato ciò che aveva appena fatto: denunciare chi voleva togliergli la dignità e la libertà. Veronica racconta fra le lacrime che l’unica cosa che lei ha saputo fare in quel momento è stata buttargli le braccia al collo. Un gesto per dirgli che era dalla sua parte, che era d’accordo con lui. Un altro momento toccante viene dalla confessione di Maria Teresa. Alla domanda se c’è stato un momento in cui ha avuto paura, ha risposto: “Una volta, a vedere mio padre che testimoniava apertamente durante il processo. La seconda, quando uno dei miei migliori amici mi ha detto:- Chi te l’ha fatto fare?… Lì mi sono sentita sola”.

Per concludere, Veronica risponde a un’ultima domanda su come si potrebbe sconfiggere la mafia. Risposta: “La mafia verrebbe sconfitta se ognuno di noi facesse semplicemente il proprio dovere”. Una società onesta dipende da ognuno di noi.

3° A IC BORRELLO FIORENTINO

 

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