Caro Direttore,L'UNIT_02-04-2016

pochi giorni fa Andrea Di Consoli, su questo giornale, lanciava la proposta “che tutti i grandi eventi e appuntamenti culturali italiani, d’ ora in avanti, abbiano un piccolo gemello anche in Calabria”. Di Consoli pensa a un grande progetto nazionale che affianchi le iniziative culturali calabresi, “paese per paese, scuola per scuola, un’ associazione culturale dopo l’ altra”.
Insomma, una sorta di piano Marshall culturale per strappare la Calabria al senso di abbandono e di immobilismo, al cono d’ ombra che impedisce a questa regione di avere una voce capace di farsi sentire in tutta Italia.
Dal giorno in cui Di Consoli ha scritto il suo articolo, circa una settimana fa, in realtà c’ è stata una notizia che ha portato la Calabria sulla ribalta internazionale. Non è stato un giornale o una tv italiana a parlarne, ma la rivista Fortune che ha inserito il sindaco di Riace, Domenico Lucano, tra le cinquanta persone più influenti al mondo. Strano destino quello della Calabria di finire sul palcoscenico globale, rimanendo pressoché ignota alla platea nazionale. Del sindaco di Riace, ad esempio, si era occupato Wim Wenders, in un suo film di alcuni anni fa girato in Calabria, mentre il suo lavoro di ripopolamento del paese attraverso l’ integrazione, in patria non riscuote grandi clamori.
C’ è un problema, dunque. Ha ragione Di Consoli: c’ è un difetto di potenza della voce che arriva dalla Calabria, un pregiudizio sulla qualità dei fatti selezionati e, infine, un deficit sull’ eco nazionale di questi fatti. I fatti di Calabria, purtroppo, restano dentro la Calabria. Tranne alcuni eccezioni, non riescono a risuonare in tutta Italia.
In quasi tutti i casi, si ripete l’ effetto “bronzi di Riace”: due opere straordinarie che dopo l’ iniziale febbre collettiva, una volta collocate nel museo di Reggio Calabria finirono nel dimenticatoio di un patrimonio negletto o misconosciuto.
È colpa della Calabria? Forse sì. Ma non può bastare la buona volontà, lo spirito d’ abnegazione e l’ energia personale se attorno alle iniziative calabresi non riescono a raggrumarsi risorse e collaborazioni di livello nazionale. Faccio un piccolo esempio che conosco molto bene (ne parlo come parte in causa e interessata). Da sei anni a Lamezia Terme si svolge “Trame” festival di libri sulle mafie, iniziativa unica nel suo genere. Cinque giorni di incontri (quest’ anno dal 15 al 19 giugno), decine di ospiti, libri, musica, teatro e numerose altre iniziative nel corso dell’ anno, in Calabria e nel resto d’ Italia. Una manifestazione che vede, soprattutto, il coinvolgimento di centinaia di giovani volontari non solo calabresi e una notevole partecipazione di pubblico e di ospiti di spessore.
Il festival ha partner culturali prestigiosi – Treccani, Premio Campiello, Pisabook, Noirfest, Legambiente e molti altri – ma con difficoltà riesce a trovare sponsor economici nazionali (a eccezione di una recente collaborazione con Confcommercio).
Dove sono Alitalia, Eni, Enel, Tim, Vodafone, tanto per citare alcuni gruppi presenti in molti eventi? Dove sono quelle fondazioni e quelle istituzioni che per finalità di statuto dovrebbero incoraggiare le iniziative del sud, riuscendo a offrire visibilità nazionale? Non ci sono. La spiegazione è semplice. Non ci sono perché in Calabria non è redditizio investire nemmeno in pubblicità o in mecenatismo. La Calabria non paga.
Non quanto la Sicilia o la Puglia o la Campania, per restare nel sud. La Calabria non è glam.
Per questo il progetto di Andrea Di Consoli è necessario. Ma per diventare utile deve funzionare in due direzioni. Le grandi manifestazioni culturali dovrebbero “adottare” le iniziative calabresi per sostenerle e incoraggiarle. Ma, nello stesso tempo, le piccole iniziative calabresi dovrebbero trovare ospitalità nelle grandi platee nazionali (penso, ad esempio, al Salone del Libro, al Festival di Mantova, al Festival del Giornalismo di Perugia, alla Mostra del Cinema o al Festival di Roma) per dare valore a una regione non abbastanza cool, secondo i parametri di investitori, pubblicitari, gruppi aziendali. Ma, soprattutto, per far sapere che esiste la Calabria. Per evitare di doverlo scoprire, un bel giorno, leggendo un articolo su Fortune.

Gaetano Savatteri -Direttore Artistico Trame festival, su L´Únitá 2 Aprile 2016, pag 16