Questo archivio digitale è l’unico che raccoglie e rende disponibili a tutti, per la prima volta, i documenti assolutamente inediti del travagliato cammino delle indagini e dei processi sull’omicidio del giornalista napoletano Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985.

Questo archivio vuole essere un contributo alla memoria di questo martire civile, vittima a soli 26 anni della barbarie mafiosa, e un invito allo studio e all’approfondimento delle risultanze processuali, che ancora oggi non hanno fatto piena luce e fugato ogni dubbio su tanti aspetti controversi di quello che fu non solo la drammatica e violenta morte di un giovane innocente, ma anche un gravissimo attentato alla libertà di tutti gli italiani e alla nostra civiltà.
L’archivio è un work in progress: i documenti pubblicati in questa prima fase sono forse i più importanti della storia processuale dell’omicidio Siani, ma sono pur tuttavia solo una parte dei ventuno provvedimenti giudiziari che hanno costellato questa vicenda processuale durata oltre quindici anni. Altri documenti saranno aggiunti nel prossimo futuro. Ma quello che si può già trovare nell’archivio rappresenta comunque il nucleo fondamentale a cui qualsiasi studioso, storico, giornalista, avvocato, studente, può attingere per comprendere qualcosa in più su come si sono svolti i fatti.

I documenti contenuti in quest’archivio sono stati donati alla Fondazione Trame dal giornalista Roberto Paolo, che li ha raccolti nel corso di alcuni anni di lavoro e ne ha tratto gli spunti per il libro-inchiesta “Il caso non è chiuso. La verità sull’omicidio Siani” (Castelvecchi editore, 2014).

Sulla base dei risultati dell’inchiesta giornalistica di Roberto Paolo, la Procura di Napoli ha ritenuto di dover riaprire le indagini sull’omicidio di Giancarlo Siani per verificare se tutti i mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio siano stati identificati e perseguiti.

Gli atti

ORDINANZA DI PROSCIOGLIMENTO PER CIRO GIULIANO, GIORGIO RUBOLINO, GIUSEPPE CALCAVECCHIA E ALFONSO AGNELLO
Giudice istruttore Guglielmo Palmeri, 22 dicembre 1988
È il poderoso atto conclusivo della prima tranche di inchieste sull’omicidio di Giancarlo Siani, con cui il giudice istruttore proscioglie per insufficienza di prove gli unici quattro personaggi che all’epoca erano stati arrestati e poi scarcerati per il delitto Siani. In questo atto vengono ricostruite le modalità dell’omicidio, le prime indagini sul clan Gionta di Torre Annunziata, le ulteriori indagini che spostarono l’attenzione sul clan Giuliano di Forcella e sul business delle coooperative di ex detenuti gestito dalla camorra.

Il giudice istruttore Palmeri non crede in queste piste, coltivate invece dal Procuratore generale Aldo Vessia, e smonta la credibilità del collaboratore di giustizia Antonio Ferrara e dei testimoni Luisa De Biase, Sandro Palmieri, Josephine e Pandora Castelli. Palmeri cerca anche di dimostrare che il leader della cooperativa “La Primavera” e capozona dei Giuliano Vincenzo Cautero, ucciso in un altro agguato di camorra quattro mesi dopo Siani, potesse conoscere e avere rapporti con il giornalista. Tuttavia, la ricostruzione di Palmeri lascia spazio a molte perplessità e lascia irrisolti molti dubbi.
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Giancarlo Siani

ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE NEI CONFRONTI DI GIONTA VALENTINO, NUVOLETTA LORENZO, NUVOLETTA ANGELO E ALTRI
Giudice per le indagini preliminari Giovanna Ceppaluni, 23 ottobre 1995
È il primo atto d’accusa contro coloro i quali saranno, in buona parte ma non tutti, ritenuti mandanti ed esecutori dell’omicidio di Giancarlo Siani e segna la svolta dell’inchiesta che si era impantanata per quasi sette anni. In particolare, il giudice Ceppaluni accoglie la tesi del pm Armando D’Alterio che sposta l’asse delle indagini sul clan Nuvoletta di Marano, grazie alle testimonianze di alcuni pentiti del clan Gionta di Torre Annunziata. Per la prima volta si parla di moventi plurimi per l’omicidio Siani. Il Gip sottolinea che deve ritenersi esistente anche un movente economico e politico che non è stato ancora pienamente individuato. Vengono analizzate le rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia e le testimonianze di amici e colleghi di Siani. Si punta in particolare il dito contro Ferdinando Cataldo, indicato come uno dei due esecutori materiali dell’omicidio. Viene dato gran peso anche alle intercettazioni dei colloqui in carcere tra Cataldo (all’epoca già detenuto per altro) e alcuni suoi familiari. Accedi agli atti

 

SENTENZA DI PRIMO GRADO CONTRO MANDANTI ED ESECUTORI DEL DELITTO SIANI
Corte d’Assise di Napoli, seconda sezione, presidente Pietro Lignola, 14 aprile 1997
Rispetto all’ordinanza cautelare, la sentenza del primo processo contro mandanti ed esecutori dell’omicidio di Giancarlo Siani deve concentrarsi su un fatto nuovo e sulle numerose contestazioni dei collegi difensivi. Il fatto nuovo è che il principale accusato, Ferdinando Cataldo, del clan Gionta di Torre Annunziata, si è pentito pochi giorni prima dell’inizio del processo, collabora con la giustizia e si discolpa dell’omicidio Siani, accusando altre persone, appartenenti al clan Nuvoletta di Marano. I giudici della Corte d’assise non credono alla versione fornita da Cataldo né al suo alibi per la sera del 23 settembre 1985. Inoltre analizzano testimonianze oculari e perizie sulle cicche di Merit che sarebbero state fumate dai killer di Siani, per concludere che Cataldo è inattendibile. La sentenza condanna Ferdinando Cataldo e Armando Del Core all’ergastolo in qualità di esecutori del delitto. Condanna all’ergastolo Ciro Cappuccio, ritenuto l’autista del commando, mentre assolve Gaetano Iacolare, che pure  era stato indicato dai pentiti come partecipante all’agguato.

Condanna all’ergastolo i mandanti Valentino Gionta, Angelo Nuvoletta (mentre l’altro mandante, Lorenzo Nuvoletta, era intanto deceduto) e Luigi Baccante, detto Maurizio. Condanna infine a 28 anni di carcere il pentito Gaetano Donnarumma, che pure partecipò all’organizzazione dell’agguato ma beneficia dello sconto di pena previsto per i collaboratori di giustizia. Accedi agli atti

Giancarlo Siani

SENTENZA DI SECONDO GRADO CONTRO MANDANTI ED ESECUTORI DEL DELITTO SIANI
Corte d’assise d’appello di Napoli, prima sezione, presidente Corrado Colangelo, 7 luglio 1999
Questa sentenza giudica le stesse persone del processo di primo grado, ad eccezione del principale imputato, Ferdinando Cataldo, la cui posizione nel frattempo è stata stralciata in quanto nella fase del rinvio a giudizio era stato assistito da un falso avvocato. I giudici d’appello ribaltano in parte la sentenza di primo grado, per quanto riguarda il commando che assassinò Siani, mentra restano immutate le posizioni dei mandanti dell’omicidio del giornalista. I giudici di secondo grado ritengono sostanzialmente credibile il pentito Ferdinando Cataldo. Condannano all’ergastolo Armando Del Core e Ciro Cappuccio, ritenuti gli esecutori materiali, come pure all’ergastolo condannano Valentino Gionta, Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante, detto Maurizio, in qualità di mandanti. Condannano a 28 anni il pentito Gabriele Donnarumma, che partecipò all’organizzazione dell’agguato, e Gaetano Iacolare, ritenuto l’autista del commando, che era stato assolto invece in primo grado.

Questa sentenza resterà definitiva per tutti ad eccezione di Valentino Gionta, che verrà scagionato ed assolto dalla Corte di Cassazione. Accedi agli atti

il Mattino" journalist Giancarlo Siani, who was found killed in his car in downtown Naples,  southern Italy, September 1985.  Italian police arrested fugitive Gaetano Iacolare, 40,   who was sentenced to 29 years of jail for the murder of Siani, in the countryside on the outskirts of Naples, southern Italy, early Tuesday March 27, 2001. Iacolare allegedly has ties with the Camorra Mafia-like crime syndicate "Nuvoletta di Marano" clan. (AP Photo/file)

il Mattino” journalist Giancarlo Siani, who was found killed in his car in downtown Naples, southern Italy, September 1985. Italian police arrested fugitive Gaetano Iacolare, 40, who was sentenced to 29 years of jail for the murder of Siani, in the countryside on the outskirts of Naples, southern Italy, early Tuesday March 27, 2001. Iacolare allegedly has ties with the Camorra Mafia-like crime syndicate “Nuvoletta di Marano” clan. (AP Photo/file)

SENTENZA DI PRIMO GRADO CONTRO FERDINANDO CATALDO
Corte d’assise di Napoli, quinta sezione, presidente Massimo Amodio, 5 luglio 1999
La sentenza dei giudici della seconda sezione della Corte d’assise di Napoli, con cui fu condannato all’ergastolo Ferdinando Cataldo come esecutore materiale dell’omicidio di Giancarlo Siani, fu travolta e cancellata, per il solo Cataldo, dalla circostanza che l’imputato era stato assistito da un falso avvocato nell’udienza di rinvio a giudizio. Il pm Armando D’Alterio crede nell’innocenza di Cataldo, che nel frattempo è passato a collaborare con la giustizia, e chiede per lui un nuovo processo, ma questa volta solo con l’accusa di aver collaborato all’organizzazione dell’agguato, non per avervi materialmente partecipato. La sentenza della quinta sezione della Corte d’assise condanna Cataldo a 14 anni di carcere, in qualità di complice degli assassini. La Corte d’appello confermerà questa condanna, ma la Corte di Cassazione riterrà le motivazioni contraddittorie e rimanderà Cataldo davanti ad una nuova sezione di Appello, che ancora una volta confermerà la condanna 14 anni di carcere. Infine, la Cassazione cancellerà anche questa condanna senza rinvio, per cui Cataldo è da ritenersi completamente innocente per l’omicidio di Giancarlo Siani. Allegata alla sentenza, ci sono i motivi di appello del difensore di Cataldo, avvocato Arturo Buongiovanni.

(I documenti presenti in questo archivio sono stati donati dal giornalista Roberto Paolo, autore del libro-inchiesta “Il caso non è chiuso. La verità sull’omicidio Siani”, Castelvecchi editore, 2014) Accedi agli atti