Video inchiesta sullo spopolamento nell’hinterland lametino

Il primo appuntamento con i ragazzi di Visioni Civiche è interamente dedicato all’abbandono della propria terra, molto spesso rinnegata e maltrattata, e alla sua rivalutazione. Ilaria Mastroianni, Roberto Curcio e Federica Mercuri sono i realizzatori dell’inchiesta ” La grande Fuga. Storie di ordinario abbandono “, un lavoro ben articolato nel quale vengono riportate quattro testimonianze con l’obiettivo di dare speranza a coloro che decidono di rimanere nella propria terra e a chi decide di tornarci. Dopo la proiezione del reportage i corsisti ne discutono insieme a Pasqualino Rettura. L’intento dell’inchiesta viene subito chiarito da Federica: «la
nostra intenzione è quella di voler dar voce a una città apparentemente muta ma bisognosa di cambiamento». Il tema è poi molto attuale per lei e i suoi coetanei, basta girarsi intorno per accorgersi che ormai sono in pochi ad essere rimasti e ciò crea un grande senso di smarrimento, perciò, l’inchiesta diventa anche occasione per revisionare un percorso interiore. Fin da subito è evidente quanto la questione calabrese sia grave, e a confermarlo sono i dati ISTAT che prevedono l’emigrazione di circa 500.000 calabresi entro il prossimo decennio, e una delle cause principali dello spopolamento è sicuramente la precaria situazione economica.
Esistono però dei progetti in grado di poter combattere questo fenomeno, finanziati sia a livello nazionale che regionale, e si basano principalmente sull’accoglienza. Un esempio molto importante è il modello utilizzato nella cittadina di Carlopoli, che ormai conta poco più di 1500 abitanti e che per combattere lo spopolamento ha puntato sull’accoglienza. Il sindaco, Mario Talarico, dichiara che l’accoglienza nasce sicuramente da un’esigenza umanitaria, ma essa crea anche un circolo virtuoso capace di incrementare l’economia: i centri di accoglienza infatti richiedono operatori e creano quindi lavoro. Paolo Chirillo, Ulf Nyger, Alagie Kebba Darboe e Nonna Concetta sono i protagonisti delle altre testimonianze: Paolo, medico che da anni vive in Lombardia ha deciso di tornare in Calabria per portare avanti l’azienda di famiglia mosso dal desiderio di un riscatto. Molto spesso, infatti, il territorio calabrese viene ricordato solo per i fenomeni mafiosi, ma lui ai propri figli vuole far conoscere l’ambiente caloroso e ricco di umanità nel quale è vissuto. Alagie è, invece, un chiaro esempio di accoglienza ben riuscita; nonostante sia da poco tempo in Italia, è stato subito accolto e benvoluto da tutti e ha, inoltre, ottenuto un contratto di lavoro in una panetteria. C’è poi chi vede nei territori calabresi il proprio rifugio nel quale poter vivere in tranquillità e semplicità. È il caso del finlandese Ulf, che vive a Platania da 12 anni dopo aver visitato il paesino. Infine c’è nonna Concetta, intervistata quasi per caso, che dopo aver raggiunto il marito a Bolzano per qualche mese ha voluto a tutti i costi tornare in Calabria perché lì le “mancava l’aria”. Le testimonianze sono chiare: nonostante tutto, c’è chi non vuole lasciare la Calabria, ma anzi cerca di valorizzarla. «Rimanere in Calabria – afferma Ilaria – è una scelta coraggiosa», lo spopolamento non potrà essere combattuto a breve
termine, ma esistono i presupposti e le possibilità per poter contrastare questo fenomeno. A concludere l’incontro è la voce spezzata di Roberto che lancia un appello per tutti coloro che non sono fortunati come Alagie e in particolare per tutte quelle persone da una settimana sono bloccate nel porto di Lampedusa, poiché l’accoglienza nasce prima di tutto da un’esigenza umanitaria.

il VIDEO

il video inchiesta

Intervista ai corsisti di Visioni Civiche 

Chiara Mastroianni