«Faccio quello che volete. ma l’assassino di Salvatore è roba mia.»

Alfredo sorrise. Una gran femmina. Ma un po‘ stupida, come tutte le donne. Qualunque cosa, poteva chiedergli. Qualunque cosa, ma non quella. L’aveva guardata con comprensione. Gli occhi di Assunta erano rimasti gelidi, puntati contro di lui. Non voleva cambiare idea. ‘sta puttana. Alfredo Raso aveva sospirato, e con voce annoiata si era rassegnato a spiegarle come gira il mondo.

«Si’ una donna coraggiosa. e io ti rispetto, ma le donne e le pistole non vanno d’accordo…»
«lo non sono fessa come mio marito.»
La parole di Assunta l’avevano fermato. nette come un colpo di rasoio. Alfredo l’aveva guardata disorientato. «lo non mi sporco le mani per voi come faceva lui.»

Un altro schiaffo. Di nuovo senza preavviso. Alfredo aveva perso il filo della conversazione, non capiva dove lo stava portando. Quella femmina da due soldi gli stava dicendo che obbedirgli era da fessi. Poteva strangolarla e farla mettere in un pilone di cemento. lo sapeva? Ma non fece in tempo a finire il pensiero, la curiosità si era già mangiata la rabbia. Che minchia voleva da lui, allora? Proprio mentre aveva la testa protesa in avanti. appeso alle parole di Assunta, la porta si era aperta. Era entrata Caterina, per capire come si stavano mettendo le cose. Alfredo le aveva gettato addosso tutto il suo nervosismo. Che cosa voleva. che se ne andasse! Lui e Assunta dovevano restare soli! Aveva urlato cosi forte che subito Caterina era scomparsa, senza fare domande. Alfredo era tornato a guardare Assunta. Lei era ancora ferma, come l’aveva lasciata.

La stessa testa dritta, lo stesso sguardo duro.
«L’assassino di Salvatore è roba mia nel senso che decido io chi lo deve ammazzare a quello.»
«E chi lo deve ammazzare a quello?»
«Tu.»
Alfredo Raso era rimasto impietrito. Lui, comandava la vita. Lui, comandava la morte. Aveva battuto i pugni sul tavolo, cosi forte che
avrebbe potuto mandarlo in frantumi. Ma come minchia si permetteva? Cosa voleva fargli fare, il suo pupazzo? Il suo picciotto personale?

Il libro

Pagina tratta da “Il cielo a metà”
Autore: Monica Zapelli
Editore: Baldini & Castoldi
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Vittoria Bollani è un magistrato, viene dal nord e crede nella giustizia. Indagini e arresti sarebbero il suo compito, ma sente che sono armi spuntate. Il cuore della ‘ndrangheta non si nasconde nei reati. Assunta Macrì è la vedova di un soldato di ‘ndrangheta, non è mai uscita dalla sua terra e gli unici legami che riconosce sono quelli della famiglia. Per lei la vendetta è un diritto e non avere paura del sangue un dovere. Ma le sue certezze vacillano quando il suo primo figlio comincia a farsi uomo. Vittoria vorrebbe scardinare l’omertà delle donne verso un sistema patriarcale che si nutre di morte. Assunta non sa immaginare un futuro lontano dalla gabbia della famiglia. Eppure saranno queste due donne a farsi carico delle tragedie provocate dagli uomini, per amore della legge o dei figli, per ribellarsi alla tradizione, per sognare un altro cielo oltre quello ingombro di sangue sotto cui vivono i loro padri e mariti.