«La Calabria muore?». Questo è un tema che divide. Infatti non c’è unanimità di pareri tra gli ospiti al termine dell’incontro di Palazzo Nicotera. Un meeting dai toni molto vivaci, che ha preso spunto dal libro di Giuseppe Vitale Il complicato caso di Don Onofrio Caccamo e del giudice Mendolia e in cui si sono confrontati lo stesso Vitale, Andrea Di Consoli, Mauro Francesco Minervino, Vinicio Leonetti, giornalista de La Gazzetta del Sud e Lillo Garlisi, che ha lanciato Quaderni di Trame, il concorso della Casa editrice Melampo riservato agli under 35.

Dall’acceso dibattito è emersa una Calabria in cui coesistono luci e ombre. «Da questa terra non arrivano segnali all’esterno. Al contrario, chi ci vive si accorge che i segnali ci sono» ha detto Di Consoli. Forte è la denuncia di Minervino: «In Calabria c’è una cappa calata dai poteri forti; un’assuefazione al malessere e una scarsa propensione alla lotta. La cosa pubblica non funziona, e i calabresi non sono educati alla libertà. Si preferisce di gran lunga non guastarsela con nessuno. La Calabria è un vasto laboratorio in cui si sono sperimentate schifezze che si sono poi estese al resto del Paese. La cosa più bella sono i giovani». Altrettanto tagliente è la disamina di Garlisi: «Qui c’è uno spaventoso deficit di attenzione. La ’ndrangheta in silenzio è diventata una delle più grandi organizzazioni criminali del mondo. Cosa nostra, invece, ha subito una pesante repressione».

Andrea Di Consoli, Giuseppe Vitale, Vinicio Leonetti

Andrea Di Consoli, Giuseppe Vitale, Vinicio Leonetti

Secondo Leonetti: «La Calabria non muore. E lo vediamo soprattutto qui a Lamezia, con le sue realtà innovative come Trame, che da sei anni tiene accesi i riflettori sulle mafie, e la gente apprezza. Fondamentali sono soprattutto le numerose operazioni antimafia, che hanno decapitato di fatto le cosche, sfatando così il mito di una ’ndrangheta inarrestabile». Leonetti ha puntato inoltre il dito contro «quel diffuso business editoriale che dà un’immagine terribile della Calabria. Ma in questa terra c’è un’imprenditoria sana. Perché non se ne parla? Chi si mette in evidenza teme che la criminalità bussi alla sua porta». Molto diretto, in conclusione, anche l’ex giudice Vitale: «In Calabria abbiamo sempre avuto classi dirigenti di scarso livello. Però questa terra non muore perché ha gli anticorpi, come la straordinaria azione di contrasto della giustizia e una cultura che ci dà speranza per la svolta».

l´incontro