22 giugno Piazzetta San Domenico

Un argomento inedito alla seconda giornata del Trame festival: la massoneria. Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e lo storico britannico John Dickie sono i protagonisti del dibattito coordinato dal giornalista e direttore de Il Dispaccio, Claudio Cordova.

L’incontro comincia con l’intervento di Cordova riguardo alle teorie dietrologiche e complottistiche con cui la massoneria viene spesso raccontata. Bisi si inserisce nella discussione entrando nel cuore del problema: «Se qualcuno pensa di entrare nella loggia da me presieduta per aprirsi qualche porta, aprirà quelle stesse porte ma per uscirne». Un’affermazione che tenta di ribaltare i luoghi comuni di riferimento sulla categoria massonica. Il focus, infatti, si è incentrato proprio sullo scardinamento di quella “paranoia antimassonica” presente in Italia, che lo stesso John Dickie ha preso in considerazione per presentare un confronto tra la cultura italiana e quella della sua terra d’origine, l’Inghilterra. Un Paese, quello britannico, culla della massoneria, all’interno del quale, però, è presente in maniera molto più controllata rispetto al nostro.

Oggi, il Grande Oriente d’Italia conta fino a 23.000 “fratelli” tra le sue fila, e riguardo ai gruppi che decidono di aderire alla loggia «è sbagliato“generalizzare”» – precisa Bisi, secondo il quale bisognerebbe modificare l’atteggiamento persecutorio che si ha nei confronti della massoneria. La problematica, secondo Dickie, si riscontra in particolar modo nella cosiddetta “zona grigia”. I legami tra ‘ndrangheta, professioni, imprenditoria ed altri, sono importantissimi per la prima, che, senza questi, non si potrebbe definire tale. «La rete di contatti è ciò che permette di attirare potenziali iscritti – commenta Dickie –. Per la ‘ndrangheta la massoneria rappresenta un mito, un centro di detenzione del potere al quale possono ambire».

Controversa la questione sulla legittimità, da parte della magistratura, di sequestrare l’elenco degli iscritti, come recentemente avvenuto in Calabria e Sicilia. «Soltanto i regimi totalitari osavano indagare nell’intimo delle persone» – dichiara Stefano Bisi. Mentre John Dickie – pur riconoscendo la libertà associativa che accomuna la massoneria ad altre associazioni, e invitando a non cercare facili ‘burattinai’ che muovono le fila della mafia – si sofferma sulla complessità del fenomeno riconoscendo la necessità di mantenere attenzionata la categoria massonica e conclude l’incontro con questo interrogativo: «Senza un intervento della magistratura che ha scoperto la P2, a che punto saremmo oggi?».