Capusutta. Con la testa rivolta in giù, verso il basso. A scardinare un mondo fin troppo ordinato e circostanziato ai suoi organismi, alle sue dinamiche. Capusutta, il terremoto del Sud. La rivoluzione dal basso, il riscatto di chi – a queste meccaniche – non riesce ad accostarsi. Un cambiamento, un’evoluzione, un’irruzione nel mondo reale. Non importa che ieri sera sul palco vi fossero ragazzi rom, migranti ed italiani. Sul palco del Teatro Grandinetti, c’erano tutti: Nord, Sud, Italia, Mondo. Quello che colpisce dello spettacolo – inserito nel cartellone degli eventi di Trame 7 – ispirato all’opera di Moliére, Il signor di Pourceaugnac – in collaborazione con l’Associazione La Strada, la Comunità di accoglienza per minori migranti, Luna Rossa e il Teatro delle Albe, creato a Ravenna da Marco Martinelli – è proprio la capacità dei suoi autori ed ideatori di scardinare le regole di un mondo fin troppo regolato, nelle sue dinamiche negative. Come non citare la dedica dello spettacolo a Rosy De Sensi, che, tra le prime, coinvolse – attraverso l’Associazione La Strada – i ragazzi rom di Lamezia Terme nei progetti di Libera e accompagnandoli nelle scuole, oltre venticinque anni fa, portando lo stesso Tano Grasso nel campo lametino di Scordovillo. Una rivisitazione questa, in chiave moderna e satirica dell’opera del commediografo francese. Un pezzetto di mondo. Una storia che ieri sera ha preso vita attraverso le parole e il racconto di chi, diverso, si sente. Perché Il signor di Pourceaugnac di questo parla, della paura del diverso. Un argomento particolarmente sentito a Trame, quest’anno. E il teatro tende proprio ad abbattere disuguaglianze e pregiudizi. Non vuole fungere da vetrina, becera esposizione del proprio ego e narcisismo, ma racconto di storie individuali, ognuna attraverso la propria lingua, il proprio dialetto. Perché quello che cerca di fare la Non Scuola, è proprio questo: adottare dei testi classici e fagocitarli, “metterli in vita”, secondo le parole del suo fondatore, Marco Martinelli. La Non Scuola nasce a Ravenna, e prima di convogliare a Lamezia, fa breccia su Scampia, dove ragazzi del quartiere, rom e ragazzi provenienti dal centro di Napoli, si scambiano emozioni ed esperienze sul palco, un terreno “altro”. Quello che emerge dalla Non Scuola è la mancanza di un copione e di un percorso preciso, ma la presenza di guide, che – sulla base dello scheletro del testo – fungono da ‘volanti’ per i loro attori. «Capusutta mi ha restituito qualcosa che avevo dimenticato», rivela una delle guide, Achille Iera: «ha cominciato a nutrirmi». Un progetto comune, quindi, quello del teatro, che crea bellezza. Una bellezza che rimarrà inviolata dalla mafia.