Le infiltrazioni mafiose nelle imprese: perché esistono e perché vanno sconfitte? Durante la seconda giornata di Trame.9 è stato presentato il nuovo libro di Stefania Pellegrini dal titolo “L’impresa grigia. Le infiltrazioni mafiose nell’economia legale. Un’indagine sociologico-giuridica”, edito da Ediesse. Con l’autrice hanno dialogato Anna Lapini, componente di GiuntaConfcommercio e il direttore artistico Gaetano Savatteri. Tanti gli argomenti trattati, primo fra tutti la “miopia dell’imprenditore” che l’autrice ha definire e sviluppare nel corso dell’incontro. Le ragioni che spingono gli imprenditori a far entrare nella propria azienda del capitale sporco sono le stesse di sempre, ma questo porta ad una miopia dell’imprenditore che continua a non accorgersi che, nel momento in cui la mafia prende possesso di quel 5% o 10% delle azioni dell’azienda, egli perde la possibilità di fare delle scelte imprenditoriali. Si dà vita, così, a un circolo vizioso che causa una forte mancanza di lavoro e altera il sistema sociale. «Sono sempre gli imprenditori a cercare gli ‘ndranghetisti e mai viceversa» dice la Pellegrini. Questo dice molto sul perché avvengano così spesso le infiltrazioni, ma offre anche un modo per capire il punto di vista dell’imprenditore. Pur non trovando una giustificazione al suo operato Anna Lapini cerca di spiegare la posizione dell’imprenditore che si ritrova a stare in mezzo, diviene sentinella etica e per salvare la propria azienda, che vive e sente come fosse un figlio, è costretto ad assumersi una forte responsabilità giudiziaria pur di farla prosperare. «L’unico mezzo che abbiamo – secondo la Lapini – è, dunque, informare e divulgare le aziende sui rischi e sulle conseguenze che le infiltrazioni mafiose imprenditoriali comportano». Il professionista ha un suo codice deontologico e non tenerne conto porta a un decadimento della professione: «voglio chiamarli a un recupero del codice etico» dice la Pellegrini, e per farlo ha deciso di adottare un’analisi sociologica e giuridica in cui mette a confronto elementi di entrambi i lati. «Non denunciare porta ad una sospensione, la radiazione sarebbe illegittima, e questo bisogna ricordarlo, perché l’imprenditore non deve mettersi al servizio del cliente ma a quello del bene pubblico e collettivo». «Noi ci ispiriamo sempre all’articolo 41 della Costituzione» aggiunge la Lapini, sottolineando che qui si rappresentano solo le imprese sane e che quest’ultime non possono essere lasciate sole per non finire nella cosiddetta zona grigia. Tutti devono aiutare a creare e mantenere una rete, senza accettare la giustificazione delle tasse: «Non si può accettare la moneta cattiva». Un libro quello della Pellegrini dove la scienza giuridica e la sociologia si incontrano, che mette in luce la differenza sulla percezione delle attività mafiosa vissuta da Nord e Sud. Si parla sempre del Sud che ha infettato il Nord, ma non bisogna dimenticare che il Nord trova la propria colpa nell’elemento di permeabilità. Se si facesse scudo attraverso anticorpi culturali questo non avverrebbe.

Emanuela Chirico

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intervista ad Anna Lapini

intervista a Stefania Pellegrini