Una ‘ndrangheta “spietata”, che assolda dei killer senza scrupoli per uccidere. Ma anche una “’ndrangheta” che ha nel suo Dna la capacità di stringere relazioni con diversi apparati del mondo sociale, imprenditoriale, istituzionale. Se ne è parlato alla seconda giornata di Trame.8 con il giornalista Arcangelo Badolati, che ha presentato il suo ultimo libro “Santisti & ‘Ndrine. Narcos, massoni deviati e killer a contratto” (Pellegrini)”, nell’ambito di una conversazione moderata dalla giornalista del Corriere della Calabria, Alessia Candito, con il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e lo storico John Dickie.
Per la Candito “la Calabria è una terra di misteri, di elicotteri che cadono da soli, stragi che si dimenticano, giudici ammazzati, grandi politici i cui omicidi passano in cavalleria. Eppure per tanti anni si è parlato dell’ndrangheta riducendola un fenomeno agreste”. Fino alla strage di Duisburg, per Badolati, “c’è stato un difetto di narrazione che ha consentito alla ’ndrangheta di poter fuggire ai riflettori dell’attenzione mediatica e giudiziaria per un lungo periodo, condizione grazie alla quale ha ampliato la sua capacità pervasiva”. Al centro del dibattito, anche i collegamenti tra la ‘ndrangheta e le logge massoniche deviate che – afferma il cronista – “per le cosche rappresentano punti di contatto tra poteri diversi, centri attraverso i quali le cosche arrivano ai piani alti della politica e dell’imprenditoria”. Per lo storico John Dickie “non c’è un quadro chiaro sui rapporti tra massoneria e ‘ndrangheta, perché la massoneria è un mondo estremamente diversificato al suo interno”. L’intento – sottolinea il Procuratore Bombardieri –“non è quello di criminalizzare tout court la massoneria, così come non si può criminalizzare tutta la politica o intere frange delle istituzioni. Sono i singoli soggetti della politica, delle istituzioni o dell’imprenditoria a venire a patti con le cosche”. E’ il magistrato a concludere l’incontro con un appello rivolto direttamente ai cittadini: “la lotta alla ‘ndrangheta non può passare solo da Magistratura e Forze dell’ordine. E’ un problema di assunzione di responsabilità di tutti. Basta voltarsi dall’altra parte. I cittadini reagiscano e stiano accanto a chi reagisce.”