Nuovamente sono le donne sotto i riflettori di questa terza edizione di Trame. Su di loro si deposita uno strato di diffidenza e di criticabilità in più rispetto ai loro colleghi maschi. A parlare con Goffredo Buccini, giornalista del Corriere della Sera, sono Maria Carmela Lanzetta ed Elisabetta Tripodi, sindache minacciate dalla mafia dei comuni di Monasterace e Rosarno.

“Siamo di fronte ad una mancata accettazione del ruolo politico delle donne, ma non per una questione di distante emancipazione femminile, ma perché il potere è maschile”, suggerisce Elisabetta Tripodi. Su di loro l’accanimento è più solido, ma questo non le scoraggia, dà anzi loro la tenacia per abbattere quotidianamente i muri che le si erigono davanti e per presentarsi in piazza a Lamezia Terme a parlare del libro L’Italia quaggiù.

Il libro nasce dal rifiuto di credere che il destino della Calabria sia spacciato, e quest’ondata rivoluzionaria di donne in prima linea ne costituisce una dimostrazione. “Le donne sono portatrici di vita”, ci spiega Buccini: “e questo si scontra naturalmente con la mafia e la sua cultura, portatrici di morte”. Un altro giudizio lo fornisce la Tripodi asserendo che “le donne sono più disponibili ai cambiamenti e hanno la mente più aperta alle novità”.

Donne che hanno fatto una scelta in qualche modo più difficile di quella delle collaboratrici di giustizia, dal momento che le prime avevano altre opportunità di fronte a loro: hanno studiato, hanno lasciato le loro terre per recarsi al Nord e frequentarvi le università. Perché, allora, sono tornate? Le risposte si rassomigliano: la base della loro scelta concerne l’amore che le lega alla loro area d’origine e la responsabilità nei confronti dei loro concittadini. “Quando i giovani, conclusa la carriera universitaria, decidono di ritornare, portano con sé un bagaglio di conoscenze, di novità, di aperture che diventa fondamentale per un paese che, sotto molti punti di vista, è rimasto arretrato”, chiarisce Maria Carmela Lanzetta.

Il vero problema del nostro Paese è il fatto che nessuno fa e tutti delegano: io non volevo più stare alla finestra a guardare. E’ un atto di rispetto e di amore verso la propria terra e i propri compaesani, che poi si trasforma in una sfida con se stessi”, dice la Tripodi. “Il vero pericolo è l’oblio, e mi pare che questa piazza ricolma di gente, nonostante la partita dell’Italia, e questa magnifica manifestazione anti ‘ndrangheta  ne siano una prova”, commenta soddisfatto Goffredo Buccini.

“Appena sono stata eletta sindaco, ho messo in risalto la bellezza della nostra terra e l’aggressione cementizia sulle nostre coste. Ho parlato di cose ovvie, e mi rendo conto di averlo fatto. Nessuno ci ha obbligato a creare una lista, vorrei solo consegnare al futuro sindaco di Monasterace un lavoro già definito e avviato”, spiega la Lanzetta. La qualità di quest’ultima sindaca è, secondo le parole del giornalista stesso, quella di “aver dato un nome alle cose, laddove non è così scontato. Questo è un fatto rivoluzionario, da non sottovalutare in quanto rappresenta la base per la lotta alla mafia. Chiamiamoli come sono: dei mafiosi!”.