Corruzione e cultura. Sono questi i temi affrontati nell’ultimo incontro della prima giornata di Trame.8, Festival dei libri sulle mafie. Il filosofo e storico Vittorio Alberti ne discute insieme al giornalista Pablo Petrasso, presentando il suo ultimo libro Pane sporco. Combattere la corruzione e la mafia con la cultura (Rizzoli).

Il punto di partenza della riflessione del filosofo è la convinzione che la corruzione non sia solo un reato, ma una vera malattia della società. Corrompere deriva dal latino cum rompere e significa spezzare ogni legame interiore dell’individuo: idee, pensieri, memorie, identità culturale. La corruzione è tutto ciò che opprime la volontà e che sporca i rapporti dell’individuo con sé stesso e quindi con la società.

Secondo l’autore, l’Italia di Da Vinci e Michelangelo sta attraversando una profonda crisi culturale, in cui dilagano servilismo e inefficienza, causati da una perdita delle proprie radici culturali.  Per uscire da questo pantano, le istituzioni dovrebbero organizzare un’azione sistematica e sinergica per dare supporto alle scuole e alle università, anch’esse in difficoltà.

Ma, la corruzione può essere combattuta? Anche se secondo l’autore la corruzione è ineliminabile, si può certamente arginare tramite l’esercizio della cultura. “La lotta alla corruzione e alle mafie si fa leggendo i classici”, dice il filosofo. Queste opere sempreverdi ci conferiscono quello che Alberti chiama un “vocabolario emotivo”, ci si sensibilizzano e ci rendono liberi.