21 Giugno 2017 – Chiostro di San Domenico. A Trame.7 Festival dei libri sulle mafie, la giornalista Angela Iantosca presenta il suo libro “Voce del verbo corrompere”, all’interno del quale sintetizza la genesi della corruzione dal mondo greco ai tempi moderni, da Machiavelli a Oriana Fallaci, la declinazione del verbo corrompere nel tempo e le sue capacità di soggiogamento dei deboli. L’autrice esordisce con la frase letta sul muro delle vele di Scampia: «La cultura è l’unica arma disponibile» di Davide Cerullo, che uscito dal carcere ha aperto una biblioteca per bambini per dare a sé stesso e agli altri l’infanzia negata in un ambiente di camorra. Cultura è la parola chiave da cui bisogna partire per sconfiggere la mafia, infatti, l’autrice pone l’accento su quei ragazzi che spesso tristemente non conoscono le basi della letteratura, come strumento conoscitivo per opporsi ai potenti. La corruzione, chiarisce la scrittrice pontina, è un problema non contemporaneo ma connaturato nell’uomo e proprio per questa ragione vi è una grande difficoltà nel trovare soluzioni per sconfiggerlo. Secondo lo studio condotto dalla Transparency International, l’Italia risulta essere uno dei Paese più corrotti e posto a confronto con quelli scandinavi si registrano meno condanne, vivendo così il paradosso di un sistema travagliato dall’illegalità che non riesce ad arginare questo dramma con l’attuazione delle leggi.

«Corrompere, -continua Iantosca-, probabilmente conviene», in una logica di inquinamento di valori e ideali. La corruzione, infatti, è tangibile ma vi è paura nel denunciare.

Il libro chiude il suo percorso con l’“Uomo” di Oriana Fallaci, scelta perché riesce, con il suo stile, a render il lettore partecipe delle sue fragilità. Con il suo libro ha raccontato l’amore e la storia del suo “Uomo”, Alekos Panagulis, il ribelle greco che si oppose alla tirannìa dei generali, con l’intento di uccidere il dittatore Papadopoulos. Panagulis rappresenta l’esempio di una coscienza critica tradotta in azione contro la violenta militarizzazione. La sua forza, infatti, non è messa a tacere nemmeno dalla morte, l’orologio senza lancette segna il cammino della memoria di un cittadino che si è opposto, a costo della propria vita. Proprio per questo, solo la rivoluzione prelude alla possibilità di cambiamento, leit motiv dell’esistenza di ognuno per abbattere il mondo parallelo della corruzione. La giornalista chiude il suo intervento con una frase di Papa Francesco: «l’uomo è corrotto perché ha dimenticato che siamo tutti fratelli», monito per riabilitare la condotta di ognuno agli occhi disincantati di chi non crede più.