Il virus dello sfruttamento dalle campagne del Sud alle grandi aziende

 Caporalato: un modello economico moderno che incarna l’antico sistema dello sfruttamento. Questo il tema dell’incontro tra il giornalista e scrittore Antonello Mangano, l’etnografo e giornalista Leonardo Palmisano e Yvan Sagnet presidente dell’associazione “No cap”, all’interno della quarta giornata di Trame.7.

 «Oggi lo scopo del mercato è abbassare i prezzi e l’unico modo per farlo è quello di risparmiare sui costi di produzione e sulla paga della manodopera» interviene così Palmisano introducendo le criticità del sistema economico attuale.

Yvan Sagnet ha spiegato i meccanismi che muovono – quella che lui definisce – “la mostruosa macchina schiavista”, ancora presente nell’Occidente civilizzato seppur non ce ne sia una effettiva percezione. I lavoratori non subiscono oppressioni venendo sottoposti a metodi violenti o vincolati da catene, ma l’assoggettamento al potere dei caporali si manifesta con nuove forme di coercizione meno evidenti e in egual modo repressive. A metterle in atto sono i“carcerieri” che seguono le direttive dei caporali presidiando i ghetti, oasi di criminalità e di lavoro nero situati nelle campagne, zone marginali e invisibili all’opinione pubblica.

 Ecco quello che avviene in questi luoghi di degrado sociale: i caporali sottraggono i documenti ai braccianti e continuamente ritardano la consegna della paga per mantenere nei lavoratori una dipendenza dal sistema. «Il caporalato non è mai stato un semplice fenomeno meridionale – ha concluso Antonello Mangano –, ma se ne è presa conoscenza solo dopo il 2011 con le rivolte di Rosarno». Un evento che ha costretto il mondo intero a non negare più il problema e a interessarsene più da vicino.

 Viviamo un momento storico, come ha chiarito Yvan Sagnet, in cui “il lavoratore diventa invisibile per la società” ed è necessario che tutti si impegnino per evitare che ciò accada, proprio come tenta di fare quotidianamente l’associazione “No cap”. Precariato e caporalato sono i veri punti deboli dell’economia moderna, che non si pone limiti al sopruso della dignità, fatto ancora più inaccettabile nel 2017.