Alfredo Sprovieri, giornalista e direttore di Mmasciata, è convinto che “quando si decide di spendersi completamente per cambiare qualcosa, quel qualcosa lo si è già cambiato”. Lo afferma nel corso dell’incontro, riservato ai soli volontari, intitolato “La meglio gioventù” che apre la quarta giornata della rassegna.

Sprovieri racconta il lavoro di studio e analisi durato dieci anni che l’ha portato a ricostruire la storia del giovane emigrato calabrese Libero Giancarlo Castiglia confluito nel libro “Joca, il Che dimenticato. La vera storia del ribelle italiano che sfidò il regime dei Gorillas” (Mimesis Edizioni).

Il libro narra la vita coraggiosa di Castiglia che, partito negli anni 50 da San Lucido in provincia di Cosenza, arriva in Brasile dove con lo pseudonimo di “Joca”, inizia a frequentare ambienti rivoluzionari che lo portano alla guida della resistenza brasiliana contro il golpe istituzionale dei Gorillas.

Una storia ancora poco conosciuta che racconta la strenua resistenza durata tre anni di 69 attivisti contro 10 mila militari e che ha portato alla morte del loro capo: “è inutile che mi uccidete – pare abbia detto Joca prima di essere sparato con la sua stessa pistola – avete davanti un uomo già morto”.

Quello che affiora dalla ricerca è un libro di dati “incrociati con i fili rossi come accade nelle serie americane”, precisa l’autore che tiene ad aggiungere: “Credo che la cosa più importante sia aver riportato alla luce la storia di Joca e aver dimostrato che il lavoro d’inchiesta giornalistica può ostacolare il tentativo di insabbiamento delle dittature”. “La storia di Libero Giancarlo Castiglia è quella di un Regeni ante litteram, – continua Sprovieri – lo hanno ucciso e non hanno mai restituito il corpo. La speranza è che un giorno si possa conoscere tutta la verità sul giovane conterraneo Libero Giancarlo Castiglia”.