21 Giugno 2017- Palazzo Nicotera

La ‘ndrangheta non ha confini fisiologici. Non è per definizione circoscrivibile. «La mafia controlla le menti e le menti sono controllabili anche in Germania» afferma Bernard Fletschinger, giornalista e docente nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Düsseldorf. Una presa di consapevolezza che si scontra con la diversità degli orientamenti di reazione al fenomeno mafioso. Sulla base di questa conflittualità si struttura la disarmante descrizione di un contesto in cui la sfida al fenomeno criminale appare ardua e disillusa.

Un quadro in cui ad essere descritto è un contesto in cui inibite sono le azioni peculiari di contrasto del fenomeno: ad esser persa è l’ammonizione sociale dietro il fenomeno stesso, percepito in qualità di fenomeno passeggero, lontano dal riconoscimento dei connotati che lo contraddistinguono. La vicinanza culturale dei profili ‘ndranghetisti (anche loro occidentali, cattolici, anche loro immessi nel medesimo sistema culturale) finisce con il ledere la sanzione sociale verso un fenomeno che assume ancora percezioni folkloristiche. In tutto questo, lo “squarcio di Duisburg” pare essersi rivelato non tanto ampio da generare l’avvio di una fase di presa di consapevolezza sulla drammaticità dell’azione criminale. «Ci vorrebbero dieci Duisburg», è il commento di Sandro Mattioli, giornalista freelance e presidente dell’associazione “Mafia, No Grazie!” nel suo equivalente tedesco.

E anche normativamente, l’inibizione è presto detta: troppe le incongruenze normative contro un fenomeno verso cui non è posta adeguata soglia di attenzione politica. In un piano legislativo vacante di “reato di associazione mafiosa”, inibitorio dei più efficaci strumenti di indagine, in cui non è posta alcuna tutela nei confronti dell’azione di inchiesta giornalistica: flebile è l’azione governativa osteggiata dalla consapevolezza che sull’azione criminale si muove la vitalità economica tedesca.

Uno scenario in cui silente è la stata la risposta sociale, ma prima di tutto giornalista e politica. Un dibattito che ha ribadito come unica alternativa soddisfacente la funzione di un’azione Europea, verso un fenomeno che non può esser trattato secondo dinamiche nazionali. Un fenomeno internazionale, che necessità di esser contrastato al medesimo livello: internazionalmente.