«Io vi auguro la pace, signor Presidente. Perché la pace è la
serenità dello spirito e della coscienza.» Ha la voce impostata delle grandi occasioni, don Michele Greco detto il papa, il «capo dei capi» della mafia siciliana.

Indossa un vestito grigio di buon taglio, camicia bianca, cravatta blu, capelli ravviati con cura, l’aspetto signorile di chi ha consuetudine a gestire potere e frequentare potenti. Chiede la parola con aria grave. E comincia a fare gli auguri di pace. Sorprendenti, forse minacciosi, comunque inquietanti. Perché siamo nell’aula bunker del Tribunale di Palermo, costruita a ridosso del tetro carcere dell’Ucciardone. E la Corte d’Assise, presieduta
da Alfonso Giordano, giudice a latere Pietro Grasso, si sta ritirando in camera di consiglio, alla fine del maxiprocesso, per decidere la sentenza. È l’11 novembre 1987.
Dopo 349 udienze, 1314 interrogatori, due lunghissime requisitorie dei pubblici ministeri Giuseppe Ayala e Domenico Signorino e 635 arringhe difensive d’una folla di oltre duecento avvocati, quel processo, forse il più grande processo penale della storia, con 475 imputati, cominciato il 10 febbraio 1986 e andato avanti tra colpi di scena, rivelazioni drammatiche, noiose schermaglie procedurali e grandi tensioni, sta arrivando alla conclusione.

Il libro

Pagine tratta da “Uomini, denaro e vittime nella guerra di mafia che ha cambiato l’Italia”
Autore: Antonio Calabrò
Editore: Mondadori
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I mille morti di Palermo è la cronaca della “guerra di mafia” che ha stravolto la città dal 1981 al 1985, lasciando per strada mille cadaveri, metà uccisi in modo plateale e metà spariti nel nulla. Le mosse preliminari della grande Strage e cioè le uccisioni del colonnello Giuseppe Russo, del giornalista Mario Francese, dei magistrati Cesare Terranova e Gaetano Costa, del capo della Squadra Mobile Boris Giuliano, del segretario della Dc Michele Reina e del presidente della Regione Piersanti Mattarella. E poi, dal 23 aprile 1981 (assassinio del capomafia Stefano Bontate) agli anni successivi, tutti gli altri, “i mille”: mafiosi, “malacarne”, uomini dello Stato, imprenditori. Sino all’inizio del maxiprocesso, istruito dal pool di cui erano protagonisti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, cominciato nell’aula bunker di Palermo ai primi di febbraio del 1986 e concluso con la conferma delle condanne di tutti gli accusati, sino al terzo grado di giudizio: un processo esemplare. Le storie dei morti, i retroscena degli omicidi, la geografia delle cosche mafiose, i ritratti di boss e killer, le cronache delle indagini giudiziarie, le reazioni della città impaurita, complice, ribelle, desolata. Pagine di storia, oramai. Ma con ombre e strascichi che hanno ancora sapore d’attualità.