Giovanni Brusca sa qualcosa dell’omicidio di Giancarlo Siani, il giornalista del Mattino di Napoli, ucciso il 23 settembre 1985. Brusca, il luogotenente di Totò Riina che premette il tasto del telecomando per azionare la carica di tritolo a Capaci che uccise Giovanni Falcone, sarebbe già stato sentito dai magistrati della procura di Napoli che hanno riaperto l’indagine sull’uccisione del giovane cronista.
La rivelazione è stata fatta dal giornalista Roberto Paolo, autore del libro Il caso non è chiuso. La verità sull’omicidio Siani, pubblicato da Castelvecchi, presentato in un incontro del festival. Un reportage giornalistico che ha fatto riaprire l’inchiesta sull’omicidio di Giancarlo Siani.
Brusca è stato ascoltato dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, secondo quanto ha spiegato Roberto Paolo, perché era in contatto con il clan Nuvoletta di Marano affiliato a Cosa Nostra. Brusca, infatti, spesso andava in trasferta dalla Sicilia nella tenuta dei Nuvoletta per insegnare ai camorristi come sciogliere le persone nell’acido. “Insegnava praticamente come fare, una sorta di tutorial diabolico”, dice Roberto Paolo.
Muovendo dalla sentenza di condanna degli assassini di Siani, nella quale si parla di movente “camorristico mafioso”, i magistrati avrebbero già ascoltato Brusca, attualmente collaboratore di giustizia, per sapere se sappia qualcosa o se conosca nuovi retroscena del delitto. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, il clan Nuvoletta sarebbe stato spinto a eliminare Siani anche dietro richiesta dei corleonesi di Cosa Nostra che chiedevano conto e ragione del fatto che Valentino Gionta fosse stato arrestato nella tenuta dei Nuvoletta.
Per dare una risposta agli alleati della Cosa Nostra siciliana, i Nuvoletta avrebbero deciso di uccidere Siani, il primo e l’unico giornalista che aveva scritto in un suo articolo che Gionta era stato “venduto” dagli stessi Nuvoletta. Un segnale per sgomberare il campo da ogni sospetto. Brusca, secondo Roberto Paolo, potrebbe avere avuto conversazioni successive o precedenti all’omicidio con gli affiliati del clan di Marano in grado di gettare nuova luce sull’omicidio.
La quinta edizione del festival Trame è dedicato proprio a Giancarlo Siani, la cui Mehari esposta in piazza San Domenico è diventata il simbolo di questa cinque giorni di incontri, dibattiti e spettacoli intitolati ai “Giovani favolosi”: ragazzi come Siani che hanno dato il loro impegno, e la loro vita, nella lotta alle mafie.