Quando si torna con la mente al ricordo di Falcone e Borsellino c’è un immagine simbolo, iconica, che è ben presente nella memoria collettiva. I due magistrati che sorridono in una foto dove esprimono la loro amicizia, la complicità, il loro forte senso del dovere e quello di combattere la mafia nella quotidianità. A scattare quella foto è stato Tony Gentile, ospite della quinta edizione del Festival “Trame” di Lamezia Terme.

Mario Spada, Giuseppe Prode, Bianca Stancanelli, Tony Gentile

Durante l’incontro tenutosi nel chiostro San Domenico si è parlato in maniera dettagliata di quello scatto epico, e del libro “La guerra. Una storia siciliana” edizioni Postcart, dove sono state selezionate molte altre istantanee di Gentile. Il volume contiene inoltre un racconto di Davide Enia ed è stato curato da Giuseppe Prode.

Tony Gentile ha raccontato la scelta del proprio lavoro: avrebbe voluto essere un reporter di guerra e a metà degli anni ’90 imperversavano i combattimenti nei Balcani. La guerra però c’era ogni giorno nella sua Palermo e ha cominciato a raccontare i morti ammazzati della sua città attraverso la macchina fotografica. Il fotografo Mario Spada, presente all’incontro, ha sottolineato come sia necessario l’intervento esterno di un altro occhio, riferendosi al lavoro di Prode nella selezione delle foto. Spada ha spiegato infatti quanto sia stretto il legame emozionale di un fotografo con i ritratti che ha realizzato. C’è stata poi una vera e propria descrizione estetica e stilistica su alcune fotografie presenti all’interno del libro. Spada ha elogiato la tecnica di Tony Gentile, capace di riportare gli eventi immortalati raccontandoli in maniera tanto suggestiva, andando oltre il fatto di cronaca, mantenendo però la veridicità degli avvenimenti. La scrittrice Bianca Stancanelli, moderatrice dell’incontro, ha poi chiesto al fotografo Gentile di raccontare la genesi della storica foto che ritrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tony Gentile ha quindi spiegato come ogni volta che ripensa a quello scatto lo rilegge secondo due prospettive: l’aspetto positivo della loro spontaneità, un momento colto durante un convegno, e al contempo la tragica realtà che vede fotografati due uomini che saranno trucidati, massacrati dalla mafia. E con riuscirono mai a vedere quella foto. Tanto Giuseppe Prode quanto Tony Gentile hanno inoltre sottolineato la decisione di affidare il racconto nel libro allo scrittore Davide Enia, di cui sono stati letti alcuni passi dalla giornalista Maria Pia Tucci. Una scelta mirata perché lo scrittore siciliano ha descritto efficacemente, con le sue parole, un bambino che osservava la guerra di mafia di Palermo. Enia ha vissuto quella guerra da ragazzino. E i bambini, si sa, hanno la capacità di descrivere la verità meglio di chiunque altro.