Nicola Gratteri racconta la sua esperienza di Procuratore

Comincia in grande la prima serata di Trame.9: la piazzetta San Domenico, affollata come capita di rado, ha ospitato Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, che ha dialogato con la giornalista Rai Emanuela Gemelli, con i giovani volontari del festival e con i ragazzi di Visioni Civiche e del progetto Gutenberg, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Storia segreta della ‘ndrangheta. Una lunga e oscura vicenda di sangue e di potere (1860-2018)”(Mondadori).
L’incontro è stato un incoraggiamento a guardare oltre alle difficoltà del territorio, al condizionamento della ‘ndrangheta , e ad avere una visione aperta al futuro, che non è solo dei giovani, “ma dei vivi”. “Un libro scientifico, che si legge a fatica e lascia arrabbiati”,  ha commentato Emanuela Gemelli sull’ultima opera di Gratteri, delineando nel procuratore di Catanzaro la figura di un “supereroe” dell’immaginario collettivo. Gratteri, ironicamente, ha voluto precisare di essere solo una “soubrette”, sottolineando i passi da gigante compiuti, non solo da lui, ma da tutti coloro che lo affiancano, e promettendo nuovi traguardi negli anni a venire, verso quello che ormai è un “sogno che si perfeziona”. «Ci sono centinaia e centinai di persone che ci vengono a trovare per denunciare, e spesso sono impiegati dell’amministrazione pubblica. A Catanzaro c’è la fila per parlare di mafia e noi siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo» ha raccontato al pubblico di Trame. In seguito ha risposto alle domande dei corsisti di Visioni Civiche che riguardavano sia la realtà lametina e territoriale, che la diffusione internazionale della ‘ndrangheta. Il procuratore si è rivolto alla città di Lamezia spingendola a reagire al commissariamento non vivendo in un “microcosmo”, ma aprendosi ad una forma attiva di cittadinanza. «Ognuno di noi ha qualcosa che può essere trasmessa», fino ai quartieri più periferici dove questo messaggio arriva con più difficoltà. Ha sottolineato poi come la ‘ndrangheta abbia visto negli anni un sorpasso rispetto alla politica: «una volta era lo ‘ndranghetista a chiedere con ossequi favori al sindaco di paese, ora i ruoli si sono invertiti. Oggi siedono allo stesso tavolo della ‘ndrangheta personaggi come avvocati e medici, senza vergogna ma quasi con soddisfazione». È così che viene meno la democrazia, si gioca con carte truccate e la mafia per quanto numericamente inferiore rimane una minoranza organizzata, ha spiegato infine. Sul tema dei giovani che rischiano di entrare nelle associazioni mafiose, invece, ha parlato del ruolo che svolge l’educazione domestica, ma «ciò che li rende liberi, l’unica arma di potenza, può e deve essere lo studio». Studiare rende intelligenti, forma persone capaci di senso critico. Ad esempio gli imprenditori del porto di Gioia Tauro, dovrebbero capire che facendosi vedere accanto alle forze dell’ordine italiane, che sono, secondo il procuratore, tra le migliori al mondo, possono tutelarsi dall’influenza che la ‘ndrangheta ha su una porzione del porto. La scuola ha, inoltre, il potere di allontanare i giovani da ambienti familiari potenzialmente negativi , proponendo attività pomeridiane che tengano impegnati i ragazzi. Gratteri ha discusso poi dell’Europa e di quanto sia importante la comunità degli Stati per l’Italia, Paese debole, che potrebbe rafforzarsi e trarre vantaggio da una solida aggregazione dei Paesi Europei; che le impedisca di essere fagocitata da Stati come la Russia o la Cina. Si schiera a favore, dunque, di un’Europa federale. Un Italia che non venga più venduta e svenduta, così come è talvolta avvenuto per  il “Made in Italy”.

Giulia Speranza – Emanuela Chirico