Leonardo Palmisano  presenta “Ascia Nera”

Una mafia aggressiva con i propri connazionali ma non solo. Considerata la più pericolosa, occupa gli spazi più bassi dei mercati criminali. Stiamo parlando della mafia nigeriana, considerata la più efficiente agenzia di criminalità organizzata: la più violenta e aggressiva. Su questo tema si costruito il dibattito del focus “I migranti e la sicurezza”, che nel suo ultimo appuntamento ha affrontato il tema: emarginazione e criminalità. A dialogare con L’autore, Leonardo Palmisano, sono Francesco D’Ayala di Radio Rai e Sergio Nazzaro, reporter e documentarista, esperto conoscitore di mafie africane. Leonardo Palmisano è uno scrittore ed etnografo che, dopo Ghetto Italia e Mafia Caporale, chiude la sua trilogia sullo sfruttamento con “Ascia Nera”, inchiesta fatta sul campo sulla mafia nigeriana.

La mafia nigeriana, in realtà, si è diffusa in Italia già nella seconda metà degli anni ’70, dopo la sua nascita in Nigeria all’università di Benin City, attraverso una confraternita di studenti ben organizzata che usava riti di iniziazione per gli affiliati. «Si tratta di una mafia globalizzata che sa di esserlo – dice Palmisano – che ama svilupparsi con i suoi tentacoli in giro per il mondo. Ha approfittato della crisi economica italiana – continua – occupando i vuoti lasciati dalla criminalità organizzata locale». Ha imparato a muoversi come quella italiana, insediatasi grazie ad una “cerniera” creata con altre organizzazioni locali esistenti, i cui tentacoli i si estendono dallo spaccio, allo sfruttamento della prostituzione, alla tratta umana, approfittando dei legami con le mafie italiane più importanti. Secondo l’autore possiamo considerarla una mafia imponente che riesce a dialogare anche con i narcotrafficanti sudamericani che sono installati in Nigeria, cosa che la rende il sistema mafioso nero egemone del continente africano. Nazzaro sottolinea come la mafia ormai non sia più autoctona. Ad esempio come nel caso di Castel Volturno, un tempo meta di turisti, soggetta ad una forte speculazione edilizia, oggi lasciata all’abbandono, dove la mafia nigeriana ha cacciato la cosca dei Casalesi, imponendosi sul territorio e costruendo il suo forte impero. «Ma anche le mafie nuove se ne vanno, poiché non siamo più un territorio buono per loro» spiega ancora il reporter. «La vera mafia al Sud è dover sopportare il concittadino che si lamenta ma punta il dito». Spaccio e traffico di esseri umani sono sotto l’egemonia della mafia nigeriana, che stringe ormai da tempo rapporti con Cosa Nostra e la ‘ndrangheta.Tant’è vero che i suoi affiliati sono addirittura difesi dalle nostre cosche, che li trattano con parità. Questo perché «l’uomo bianco ha bisogno di prostituzione e droga, e sono proprio loro a fornire il mercato» rivela Palmisano. E anche il caporalato diventa campo in cui le cosche locali lasciano spazio ai nigeriani, che hanno ormai completamente sostituito gli italiani nello sfruttamento della prostituzione. Vicino Foggia, ad esempio, nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, sotto il controllo dei Romito della mafia del Gargano, gestisce prostituzione e spaccio di stupefacenti. «Giovani donne nere sono costrette ad avere rapporti per soli 5 euro» dice ancora l’autore di Ascia Nera.

La  grande adattabilità della mafia nigeriana alla modernità gioca a suo favore, mentre il linguaggio utilizzato, diverso per ogni gruppo, risulta agli inquirenti incomprensibile e difficile da tradurre, per questo non sono intercettabili. Ma esistono comunque delle nette differenze con le mafie made in Italy. Le nostre si sono nutrite tramite il condizionamento delle attività economiche, passando per la corruzione di imprenditori, appalti ottenuti illegalmente, minacce ed intimidazioni, per ottenere il controllo del territorio. Cosa che la criminalità nigeriana non sarebbe in grado di raggiungere, e non ne avrebbe comunque interesse a farlo, dedicandosi quindi ad altre operazioni. Accordi di non interferenza che giocano a favore sia dell’una che dell’altra. Non si dovrebbe perciò distinguere tra neri e bianchi, ma piuttosto tra sfruttati e sfruttatori, onesti e criminali, perché, come ha concluso Nazzaro «nel paese in cui viviamo, tendiamo ad essere razzisti. Gli unici a non esserlo sono i criminali stranieri

Asmara Bassetti

il VIDEO

intervista a Leonardo Palmisano

intervista a Segio Nazzaro